Elena Aubry, morta sull’asfalto ammalorato di Roma: via al processo per 6 funzionari del Comune

Si è aperto a Roma un processo che va oltre la semplice ricerca di responsabilità penali. Sul banco degli imputati, sei funzionari del Comune di Roma Capitale e il legale rappresentante della società incaricata dei lavori stradali, tutti accusati di concorso in omicidio stradale. A portare in aula questa vicenda è Graziella Viviano, la madre di Elena Aubry, la ventiseienne tragicamente deceduta in un incidente sulla via Ostiense il 6 maggio 2018.

Elena Aubry, morta sull’asfalto ammalorato di Roma sulla via Ostiense

“Questo è un processo di principi”, ha dichiarato Viviano davanti al tribunale. “È il primo in cui i gestori delle strade sono stati chiamati a rispondere. Si tratta di una svolta per la magistratura e la giustizia. È fondamentale stabilire una volta per tutte che chi gestisce le strade deve farlo con responsabilità. Non possiamo aspettare eventi eccezionali come il Giro d’Italia per rifare l’asfalto.”

Via al processo per 6 funzionari del Comune di Roma

L’accusa sostiene che i sette imputati non abbiano preso le misure necessarie per la manutenzione delle strade, non riuscendo così a prevenire il tragico incidente. Secondo la pm Laura Condemi, la strada presentava “numerose escrescenze del sedime stradale“. Provocate dalle radici degli alberi lungo la carreggiata. Questi problemi richiedevano interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, come l’abbattimento degli alberi o la chiusura della strada ai veicoli a due ruote, insieme all’installazione di apposita segnaletica.

La prima condanna, in attesa della Cassazione

Questa inchiesta ha già portato a una condanna in appello a un anno e mezzo di reclusione con rito abbreviato per Alessandro Di Carlo, responsabile della sorveglianza della ditta appaltatrice della manutenzione stradale del X Municipio. Di Carlo è in attesa della sentenza della Cassazione.

Durante la prima udienza del processo ordinario, che coinvolge i sette imputati, sono state accolte le richieste di prova. “Ringrazio il cielo perché continuo a sentire Elena al mio fianco in ogni momento”, ha dichiarato commossa Graziella Viviano, accompagnata dall’avvocato Pier Giorgio Manca, uscendo dal tribunale. Il processo promette di essere un caso emblematico, potenzialmente in grado di ridefinire le responsabilità nella gestione delle infrastrutture stradali in Italia.