Latina, Satnam Singh morto senza braccio, il titolare dell’azienda: “Una leggerezza del bracciante ha generato la tragedia”

A destra, il titolare dell'azienda, a sinistra il bracciante morto senza un braccio
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Latina, Satnam Singh morto senza braccio, ma per il titolare dell’azienda sarebbe stata “una leggerezza del bracciante a generare la tragedia”, così ha dichiarato l’uomo in una intervista al TG 1. La vicenda è nota visto che ha assunto i contorni di un fatto di cronaca nazionale.

Un bracciante indiano di 31 anni, Satnam Singh, è morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo essere stato gravemente ferito in un incidente sul lavoro nei campi della famiglia Lovato a Borgo Santa Maria, in provincia di Latina. L’uomo, che aveva perso un braccio nell’incidente, è stato invece di essere soccorso, caricato su un furgone dal padrone, Antonello Lovato, e scaricato davanti alla sua abitazione.

Latina, Satnam Singh morto senza braccio

Secondo la ricostruzione, Singh stava lavorando lunedì mattina nei campi quando è rimasto vittima di un incidente con un macchinario agricolo. Anziché chiamare i soccorsi, Lovato ha caricato il bracciante ferito sul suo furgone e lo ha portato a casa sua. La moglie di Singh, Sony, ha raccontato ai carabinieri e ai sindacalisti della CGIL che durante il tragitto Lovato ha gettato dal finestrino del furgone la cassetta con dentro il braccio amputato del marito.

Solo dopo le insistenti richieste della moglie, Lovato ha finalmente acconsentito a chiamare i soccorsi. Singh è stato trasportato in elicottero all’ospedale San Camillo di Roma, dove è morto mercoledì mattina a causa delle gravi ferite riportate, tra cui un trauma cranico e la perdita di sangue. Antonello Lovato è indagato per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sul lavoro nero. I carabinieri stanno valutando anche la configurazione del reato di caporalato.

Il titolare dell’azienda”: “Una leggerezza del bracciante ha generato la tragedia”

Secondo il papà di Antonello Lovato, che è anche il titolare dell’azienda, sarebbe stata una leggerezza del bracciante a generare la tragedia.

In ogni caso, la morte di Satnam Singh ha sollevato ancora una volta la drammatica questione dello sfruttamento dei lavoratori migranti in Italia. I sindacati hanno denunciato le condizioni di lavoro precarie e pericolose a cui sono spesso sottoposti questi lavoratori, privi di qualsiasi tutela.

Le accuse contro Antonello Lovato

Antonello Lovato, il figlio del proprietario dei campi dove è avvenuto l’incidente, è accusato di omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sul lavoro nero.

L’uomo ha raccontato ai carabinieri di aver trasportato Singh a casa sua perché pensava che fosse già morto. Ha anche affermato di non essere a conoscenza delle condizioni di lavoro irregolari del bracciante.

Tuttavia, le testimonianze della moglie di Singh e di altri lavoratori migranti smentiscono la versione di Lovato. La Procura sta valutando la gravità delle accuse a suo carico e non si esclude che possa essere contestato anche il reato di caporalato.

Sfruttamento e caporalato: una piaga da estirpare

La morte di Satnam Singh è un’ennesima tragedia che evidenzia la piaga dello sfruttamento e del caporalato nel settore agricolo in Italia. I lavoratori migranti, spesso in condizioni di estrema vulnerabilità, sono costretti a lavorare in condizioni precarie e per salari da fame, senza alcuna tutela.

È necessario un intervento forte da parte delle istituzioni per estirpare questo fenomeno vergognoso e garantire a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità, condizioni di lavoro dignitose e sicure.