Roma, Giacomo muore a 6 anni e i genitori donano gli organi: ‘Salveranno altri bambini’

La storia di giacomo che ha donato organi a Roma

Perdere un figlio è ‘innaturale’, nessun genitore dovrebbe veder morire il proprio bambino ed elaborare un lutto non è mai semplice. Purtroppo, però, la realtà racconta ben altro: bambini che si ammalano e non ce la fanno, terribili incidenti e destini beffardi che non guardano in faccia a nessuno. Che spezzano sogni, che fanno sprofondare intere famiglie nel buio. Tra rabbia, dolore immenso, incredulità. Come nel caso di Giacomo, un bambino di 6 anni che con tutte le sue forze, come un guerriero, ha combattuto contro una terribile malattia. Così piccolo e così coraggioso. Purtroppo, però, lo sforzo dei medici non è bastato e Giacomo ha perso la vita. E senza saperlo l’ha donata ad altri bambini, che saranno (si spera) più fortunati di lui: i suoi genitori hanno deciso di donare gli organi.

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La storia di Giacomo

Il papà di Giacomo, il bambino che dopo una lunga battaglia vissuta con il sorriso è venuto a mancare, ha deciso di scrivere una lettera indirizzata al Policlinico Umberto I di Roma. Poche righe messe nero su bianco, rivolte all’ospedale e al dottor Spadetta e al suo staff, che fanno parte della Struttura tecnica Coordinamento donazioni, prelievi d’organo e trapianti. Sì perché gli organi di Giacomo sono stati donati. E nella tragedia, resta la speranza di poter aiutare tanti altri bambini in attesa di trapianto, ‘appesi’ a un filo.

“Quella sera del 2 marzo 2024 non avremmo mai pensato che nostro figlio fosse così grave quando, in macchina, nel traffico, ci siamo diretti verso il Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Umberto I. Lo abbiamo fatto con la certezza di trovare la migliore professionalità disponibile a Roma e già dal primo approccio in Pronto Soccorso Pediatrico, abbiamo capito, di aver fatto la scelta giusta” – ha scritto il papà del bambino. “Nella drammaticità di quelle ore abbiamo trovato tanta umanità in tutto il personale che ha assistito il piccolo Giacomo. A cominciare, appunto, dal pronto soccorso pediatrico dove immediatamente è stata formulata la diagnosi e a seguire nell’unità di terapia intensiva pediatrica diretta dalla dottoressa Paola Papoff, e dove la dottoressa Giada Nardecchia e tutto il personale infermieristico hanno assistito nostro figlio Giacomo fino all’ultimo istante della sua vita. Purtroppo Giacomo ha dissimulato una situazione così grave tanto da far credere a tutti che potesse farcela, purtroppo non è stato così”.

La decisione di donare gli organi per salvare altre vite

Una tragedia nella quale l’umanità, fortunatamente, non ha smesso di esistere. “Quel personale che ci ha accolto con le lacrime agli occhi perché appunto Giacomo aveva illuso tutti di potercela fare, e aveva, mi permetto di dirlo, nel contempo conquistato con la sua dolcezza e simpatia, per il poco che ha potuto interagire con medici e infermieri, tutti coloro che lo hanno conosciuto”. Poi l’incontro con il dottor Spadetta e il suo staff. “Ci ha preso per mano in quella situazione di sbandamento e ci ha prospettato la possibilità della donazione degli organi“.

“Non finiremo mai di ringraziarlo, perché senza il gesto della donazione credo che non avremmo potuto nemmeno provare a superare questa tragedia come la stiamo affrontando ora. L’equipe diretta dal Dr Spadetta ci ha fornito tutte le informazioni in un momento di estremo dolore che ci ha permesso di decidere e scegliere con consapevolezza e di far prevalere la vita sull’insensata morte di nostro figlio. E ancora vorremmo ringraziare, per il grande supporto offerto, la dottoressa Francesca Fusco, la psicologa che in sede di accertamento della morte di Giacomo è venuta subito a conoscerci e che ci accompagna tutt’ora in questo lungo percorso di elaborazione della perdita con la sua dolcezza e disponibilità”.

A Giacomo la vita è stata tolta presto: non potrà giocare con i suoi amici, andare a scuola, innamorarsi, viaggiare, esplorare. Ma il suo gesto d’amore è stato immenso: la vita l’ha donata e ora grazie a lui, ai suoi organi, tanti altri bambini potranno continuare a vivere. Perché i suoi genitori, con forza, hanno deciso di donare luce a chi sarebbe rimasto, forse, ancora in quel ‘tunnel’ buio, in attesa di un angelo custode.