118, gli interinali erano eroi. Ma adesso restano a casa (video)
Ci hanno definito eroi, e abbiamo rischiato. Durante la prima pandemia, quando mancavano gli autisti per le ambulanze del 118. Era pericoloso, non c’era il vaccino ma rappresentava un lavoro. E abbiamo accettato, con contratti interinali a tre mesi. Che poi sono stati rinnovati per tutto il 2020. Ma adesso, con un preavviso di pochi giorni ci hanno comunicato che non serviamo più. E che possiamo restare tranquillamente a casa. Così alcuni dei lavoratori che nell’ultimo periodo hanno consentito al sistema di reggere. In piena emergenza, quando le forze in campo erano poche. Ora però, il concorso bandito dall’Ares 118 a dicembre del 2019 si è concluso. Ed è uscita la graduatoria ufficiale. Con 658 idonei, e 138 immissioni in servizio. Ma i ‘precari’ non ci stanno, e chiedono di non essere scaricati. Dopo tanti rischi e sacrifici.
“Sono stati investiti dei soldi pubblici per la nostra formazione e il vestiario, chiediamo una continuità lavorativa” ha dichiarato Maria Pia Nardo Di Maio. 43 enne della provincia di Viterbo, che ha parlato anche in rappresentanza dei suoi 60 colleghi. Certo, che i contratti fossero a termine lo sapevano tutti. Ma a fronte di chi si è sacrificato per combattere la pandemia mettendo a rischio se stesso e le proprie famiglie, una risposta diversa potrebbe essere trovata. Altrimenti i richiami all’eroismo e al sacrificio rimangono solo vuota propaganda di facciata.
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Dopo il concorso al 118 non servono più gli interinali. Ma una soluzione va trovata
“Il primo febbraio 2021 è stata approvata la graduatoria del concorso pubblico bandito il 3 dicembre 2019, e sono stati nominati i vincitori, che giá sono entrati in azienda”. Questo il comunicato dell’Ares 118, che spiega burocraticamente come mai i 60 interinali che hanno garantito il servizio in piena emergenza nel 2020 non sono stati rinnovati. Ma anzi mandati definitivamente a casa a partire dal 16 marzo. Ma i lavoratori ‘esclusi’ non ci stanno, e annunciano battaglia. Non nei confronti dei vincitori di concorso, ma dell’azienda e della Regione. E chiedono risposte.
“Noi assolutamente non contestiamo il fatto che i colleghi vincitori del concorso vengano assunti e facciano il loro lavoro – dice un operatore, Giambasilio Perdichizzi -. Chiediamo però di poter essere inseriti del progetto Ares magari con un’altra mansione come quella del barelliere. Dei quali ci sarebbe bisogno, come abbiamo potuto vedere da vicino in questo periodo. Noi vogliamo solo continuare a lavorare”. E poi le amare conclusioni. “Visto l’impegno e il rischio di contagio a cui siamo stati sottoposti in questo periodo speravamo in un trattamento diverso – ricorda Davide Muschella, padre di due bambini -. Invece a 4 giorni dalla scadenza ci hanno comunicato che non avremmo avuto il rinnovo. In piena pandemia”.
video Roma Today
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