37 negozi chiusi tra via Frattina e via della Vite. Al centro è peggio che in guerra
Peggio che durante la guerra. Questo si potrebbe dire per fotografare cosa sta accadendo a Roma. Particolarmente nel centro storico, vuoto come dopo l’esplosione di una bomba H. Niente turisti, e anche i cittadini romani preferiscono se possono non avventurarsi lontano da casa. Per non prendere i mezzi pubblici, e per rischiare di meno. In più, circa 400 mila impiegati che ogni mattina si affollavano nelle zone centrali sono in smart working. Risultato, bar e ristoranti vuoti o quasi. E anche tanti altri esercizi commerciali costretti a chiudere. Ben 22 negozi solo a via Frattina, secondo quanto riporta il corriere.it. E altri 15 a via della Vite. Per un processo di desertificazione che sembra davvero non conoscere fine. Così come questa terribile pandemia. E certo i vari annunci di coprifuoco più o meno smentiti e la riduzione degli orari di apertura non agevolano neppure una minima ripresa. Insomma, un quando a tinte fosche per il commercio romano. Mentre intanto i canoni di locazione continuano a correre. Con il rischio sempre più concreto che gli affittuari non siano in grado di pagarli. Per quella che rischia di diventare una vera e propria emergenza sociale e lavorativa. Potenzialmente letale almeno quanto il virus che cerchiamo di combattere.
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Le grandi catene commerciali scappano i negozi chiudono e i dipendenti rimangono a piedi
L’elenco dei negozi che hanno abbassato la saracinesca al centro di Roma per non riaprirla è lungo. E oltre alle 37 attività tra via della Vite e via Frattina, si contano almeno altri cinque grandi esercizi commerciali a via del Corso. Ma chiusure si registrano anche a piazza di Spagna, a via Condotti e a via del Gambero. E la crisi sta travolgendo anche marchi rinomati e molto famosi. In Italia e nel mondo. Si tratta anche di un calcolo preciso delle grandi catene delle multinazionali, ha attaccato il presidente della Confcommercio del centro storico David Sermoneta. Gruppi che hanno liquidità ma che sono esclusi dagli aiuti di Stato. Eccetto che per la cassa integrazione. Così fanno la scelta di andarsene, anche senza preavviso. Cosa che oggi è permessa. Risparmiando su stipendi e canoni di locazione. Mentre quando la pandemia sarà passata, non avranno difficoltà a riaprire in poco tempo. Intanto però molti lavoratori finita la cassa rischiano di rimanere per strada. E le aziende artigiane devono resistere, anche senza aiuti. Perché se chiudono, poi non avranno la forza per riaprire.
Gli affitti giù del 20 per cento, ma nel Tridente possono permetterseli solo le grandi firme
Il costo degli affitti commerciali in questo periodo sarebbe calato di circa il 20 per cento. Questo secondo una stima condotta da alcuni gruppi immobiliari, molto attivi nel centro storico della Capitale. Ma i canoni rimangono altissimi, specie nella zona del Tridente. Così nessuno riesce a subentrare, mentre le grandi catene aspettano il momento migliore. Per evitare giacenze in magazzino e spese fisse, e riaprire un attimo pronta della ripresa. Discorso in parte diverso per le grandi firme e le maison della moda, che stanno resistendo. Anche senza clienti, o quasi. Perché lasciare Roma è uno smacco anche di immagine. E si punta sulla ripartenza dalla seconda metà del 2021. Ce lo auguriamo tutti, in effetti. Ma il sostegno ai piccoli commercianti e agli artigiani tanto promesso dal governo finora non si è proprio visto.