8 marzo con corteo “imbrattatore”: ma gli studenti in Italia fanno tutto tranne che studiare?
Verrebbe da chiedersi perché gli studenti in Italia fanno tutto anziché studiare: cortei, imbrattamenti, occupazioni, persino l’8 marzo è una scusa buona per non andare a scuola ma andare nelle strade contro gli israeliani, contro il governo e contro il “patriarcato”. A Milano è il solito copione: corteo di studenti e studentesse per l’8 marzo, a Milano in occasione della festa della donna. Tantissimi i ragazzi che stanno manifestando contro la violenza patriarcale e per la Palestina. Durante il corteo alcuni studenti del collettivo studentesco Ccs Riot Maker, gruppo che fa capo al centro sociale Cantiere, si sono staccati e con indosso delle tute bianche hanno imbrattato con della vernice rosa il maxi cartellone pubblicitario di Emporio Armani affisso sul muro di via Broletto.
Imbrattati negozi “complici del genocidio”
Stupidi anche gli slogan: “Non siete Armani siete armati” hanno urlato dal megafono puntando il dito contro “le grandi marche che finanziano Israele”. E poi: “Siamo per una Palestina libera e finché non lo sarà nessuno di noi sarà libero”. Sotto al cartellone di Emporio Armani gli studenti hanno esposto la scritta “Boycott Tour – Stop Genocide Free Palestine”, qualsiasi cosa significhi, firmato Ccs Riot Maker. Preso di mira anche lo Starbucks Reserve Roastery di via Cordusio accendendo un fumogeno rosa davanti alla sede: “Boycott Starbucks, finanzia Israele – hanno urlato – hanno le mani sporche di sangue”. La stessa azione è stata compiuta nei confronti del negozio di Zara all’angolo con via Torino.
L’immancabile bandiera della Palestina sventola ovunque
Gli studenti hanno imbrattato con della vernice rossa una delle vetrine e attaccato sulla stessa dei cartelli bianchi con le scritte: “Zara 100% greenwashing”, “Zara, complici del genocidio”. “Nel cambiamento siamo tutti coinvolti – dice una delle ragazze dal palco -. Vogliamo una scuola libera dalla cultura dello stupro e dalla cultura del silenzio. Vogliamo essere libere di uscire la sera senza preoccuparci di essere seguite sotto casa”. “La colpa – incalza – non è nostra, è sempre la loro, dei maschi violenti e della società patriarcale”. Prima dell’avvio del corteo, che da largo Cairoli terminerà in Porta Venezia, alcuni studenti hanno srotolato un manifesto rosa con la scritta “Stop patriarcato stop genocidio”.
Tutta colpa del patriarcato…
Non mancano bandiere della Palestina e tantissimi slogan e cartelloni esposti sui quali campeggiano le scritte “Non voglio la mimosa ma il tuo rispetto”, “Maschio alfa non è malato ma è figlio sano del patriarcato”, “ci vogliamo vive”. Sugli altri spicca un cartellone esposto da una giovane con la scritta rossa e l’impronta di una mano con la poesia dell’architetta peruviana Cristina Torres-Cáceres: “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. Parole diventate virali dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin. Non è ancora chiaro poi se la manifestazione fosse stata autorizzata o meno, come nelle ultime occasioni.