80 anni fa gli angloamericani sganciarono 4mila bombe su Roma: così fu rasa al suolo San Lorenzo

bombardamento San Lorenzo

Ottanta anni fa anche Roma ha avuto il suo 11 settembre: tremila morti, lo stesso numero di vittime degli attentati delle Torri gemelle e del Pentagono. Numeri paurosi che la memoria collettiva dei romani ha rimosso. Ma non mancano nei ricordi degli abitanti del quartiere San Lorenzo di Roma, bombardato il 19 luglio 1943: li ripropone “Una giornata particolare. Il giorno di San Lorenzo”, in onda domani alle 17 su Rai Storia nel giorno dell’ottantesimo anniversario.

Numerose le testimonianze, tra cui quella del linguista Tullio De Mauro – rifugiatosi con la famiglia a Roma da Napoli – e quella dello storico della letteratura Alberto Asor Rosa, sfollato in campagna verso i Monti Lepini. Nello speciale anche il commento degli storici Umberto Gentiloni Silveri e di Alessandro Portelli.

Furono oltre 4 mila le bombe sganciate sulla città 80 anni fa, circa 1600 tonnellate di esplosivo, in quell’attacco degli alleati a bordo dei possenti e pesanti quadrimotori Boeing B-17 Flying Fortress e Consolidated B-24 Liberator, che sorvolarono la Capitale . Fu un attacco pesantissimo e tragico: solo a San Lorenzo ci furono 717 morti e 4 mila feriti, ma per la citta’ il bilancio e’ stato ben piu’ grave: 3 mila morti e 11 mila feriti tra i quartieri Tiburtino, Prenestino, Casilino, Labicano, Tuscolano e Nomentano bombardati anch’essi. “Diecimila case furono distrutte e 40 mila cittadini rimasero senza tetto”, il bilancio, come si racconta sul sito del Museo Storico della Liberazione di via Tasso. Ma prima del giorno della liberazione vera e propria, il 4 giugno 1944 la Capitale e’ stata bombardata per altre 51 volte.

Gli alleati angloamericani bombardano Roma alle 11 del mattino puntando la mira allo scalo ferroviario del popolare quartiere. Il Pontefice accorre immediatamente tra le rovine, benedice morti e feriti tra l’accoglienza dei romani che lo circondano, lo applaudono e gridano “pace!”, e impartisce anche a loro la sua benedizione. Arriva pure il re Vittorio Emanuele II “ma la popolazione lo copre d’insulti” e la sua vettura viene fatta oggetto di sassate costringendo il monarca a una rapida retromarcia.