A Tor Fiscale c’è un lago di petrolio. Eni pronta alla bonifica delle ex fungaie

A Tor Fiscale c’è un’ampia zona da bonificare. Scoperta nel 2016, è in passato utilizzata anche per gettare materiale edilizio di risulta, e altro genere di rifiuti. Ma al di là dei sacchetti, che si trovano ancora nel sottosuolo, l’area cosiddetta delle ex fungaie riveste anche un altro motivo di interesse. Infatti all’interno delle cavità sotterranee, si sviluppa un vero e proprio laghetto di petrolio. Esteso per circa 800 metri quadrati, con una profondità media di 30 centimetri. Un giacimento interessante, anche per l’Eni. Il colosso petrolifero italiano. Che ha dato la sua disponibilità ad accollarsi i costi della bonifica, potendo poi anche sfruttare il prezioso liquido recuperato. Un’occasione che però finora il Campidoglio ha perso, per le solite difficoltà burocratiche. Ma che adesso la nuova giunta vorrebbe riprendere. Perché questo è uno dei rari casi in cui tutti hanno da guadagnare.

Il petrolio di Tor Fiscale in un lago sotterraneo

La pulizia delle cave sotterranee di Tor Fiscale, un tempo usate per l’allevamento dei funghi, non è mai avvenuta. Ed anche “il laghetto di petrolio”, nonostante i sopralluoghi effettuati anche dal municipio VII, non è mai stato bonificato. Il Campidoglio ha però dichiarato l’intenzione di recuperare il tempo perduto, puntando sull’aiuto di un prezioso partner.

“Nei prossimi giorni incontreremo Eni, l’azienda che la precedente amministrazione aveva fatto fuggire e che già in passato si era resa disponibile per fare uno studio di caratterizzazione finalizzato alla bonifica del lago di petrolio sotterraneo nel Parco di Tor Fiscale” ha fatto sapere l’assessora capitolina all’Ambiente Sabrina Alfonsi. L’azienda multinazionale, in effetti, era stata chiamata in causa già durante la precedente consiliatura.

L’occasione non sfruttata

“Un’azienda del gruppo Eni aveva dichiarato l’intenzione di procedere alla bonifica – ha spiegato l’ex presidente municipale Monica Lozzi che, nell’estate del 2018, prese parte ad un sopralluogo nell’area. “Come municipio avevamo compreso che si trattava di un’opportunità importante, sicuramente da cogliere” ha spiegato l’ex minisindaca. L’occasione non venne però sfruttata perché “il Campidoglio obiettò che quell’operazione dovesse essere preceduta dalla stesura di un bando che, però, non è più stato fatto”. Ed il lago di petrolio è rimasto al proprio posto. Nelle cave, peraltro, sono stati lasciati anche i sacchetti abbandonati.

Le aspettative

Per troppi anni la situazione è rimasta bloccata. E adesso è il momento di agire. Così i tanti cittadini che frequentano il parco di Tor Fiscale, restano in attesa di sviluppi. Anche per quanto riguarda la possibilità di rendere accessibile il primo tratto della cava, che non è interessata da sversamenti. “Roma Capitale farà quanto in suo potere per restituire alla cittadinanza quella sezione di parco attualmente inaccessibile, nel pieno rispetto della sicurezza dell’ambiente e di chi vorrà fruire degli spazi” hanno fatto sapere dal Comune. Il Campidoglio insomma, ha promesso di riaccendere i riflettori sulle ex fungaie. Il destino di quelle cave, sotto Tor Fiscale, resta ancora tutto da scrivere.