Acea lascia senz’acqua 60 famiglie. C’era un debito, ma in piena pandemia è disumano
L’Acea ha chiuso i rubinetti. E ha lasciato da cinque giorni senz’acqua 60 famiglie, in via Mario Ridofli. In zona Pisana, Municipio 11 di Roma Capitale. Una iniziativa assunta dall’azienda di piazzale Ostiense per l’esistenza di un debito pregresso, lasciato insoluto dalla precedente amministrazione condominiale, e pari a circa 17 mila euro. La cosa però che lascia interdetti, è la modalità con cui è avvenuto il distacco. Che sarebbe stato repentino. Con l’apposizione di un semplice cartello giallo, in prossimità dei civici 20, 22, 36 e 38. Nel quale la stessa Acea comunicava di aver cessato l’utenza. E che per riavere l’acqua nelle case, sarebbe stato necessario stipulare un nuovo contratto di fornitura. Alla faccia del ‘nessuno resti indietro’, slogan usato ed abusato in questi lunghi mesi di pandemia. Al quale raramente hanno corrisposto azioni di solidarietà concrete. Perché tasse, bollette, affitti e a breve anche cartelle esattoriali continuano ad arrivare impietose. Mentre la disoccupazione viaggia a livelli mai visti dal dopoguerra ad oggi. Per quanto riguarda le quattro palazzine di via Ridolfi, il nuovo amministratore sarebbe andato di corsa a richiedere l’immediato riallaccio delle utenze. Ma avrebbe ottenuto un secco diniego. Niente soldi, niente acqua la risposta dell’azienda capitolina. Così dal 16 aprile sono tutti a secco, compresi anziani e bambini. Una vergogna.
L’acqua pubblica della Raggi è come il vino. Ma solo per i costi
Tagliare l’acqua a donne, bambini e anziani in difficoltà economiche non è la soluzione. Acea provveda subito a ripristinare le utenze
Tagliare l’acqua a 60 famiglie, anche se morose, non può essere una soluzione. Specie per un’azienda come Acea. Che sarà anche quotata in borsa, ma che fornisce da monopolista un servizio pubblico essenziale. Come l’acqua potabile che esce dai rubinetti delle nostre case. Anche perché se qualcuno non paga, esistono delle azioni progressive. Come avvisi e diffide. E in ogni caso, a fronte della volontà di pagare, viene sempre concessa una rateizzazione. Per venire incontro alle eventuali difficoltà dei condomini e dei nuclei familiari. Mentre secondo quanto racconta Francesco Certo a Roma Today, l’azienda avrebbe provveduto improvvisamente. Non dando il tempo ai condomini di organizzarsi. “Acea potrebbe anche avere ragione – ha dichiarato lo stesso Certo, anche lui residente in una delle palazzine coinvolte – . Ma lasciare 60 famiglie senz’acqua da un giorno all’altro è disumano. Ci siamo dovuti organizzare, per garantire un minimo di igiene, specie ai bambini e agli anziani. Visto che ci troviamo anche in pena pandemia”.
Da parte sua, Acea ha ribattuto che la situazione dei condomini di via Mario Ridolfi era nota da tempo. E che nonostante i solleciti, nessuno aveva provveduto a saldare il debito. In ogni caso, proprio questa mattina sarebbe stata sbloccata l’erogazione per i civici 36 e 38, con il pagamento di una prima tranche del debito e la rateizzazione del resto. Ora si aspetta nell’immediato lo stesso trattamento per gli altri due palazzi. E forse questa brutta storia che poteva essere evitata con meno rigore e burocrazia, conoscerà il lieto fine che tutti si aspettano.