Addio a Cesare Romiti, il manager romano che ha fatto la storia della Fiat

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E’ morto a Milano all’età di 97 anni Cesare Romiti, ex amministratore delegato e presidente della Fiat. Romiti era nato a Roma il 24 giugno del 1923. Il padre, Camillo, impiegato alle Poste, muore nel ‘41 mentre la madre, che non lavorava, cresce tre figli con la sola pensione da vedova. “Un giorno arrivò la voce che in stazione c’era un treno abbandonato carico di farina. Corsi più veloce che potei, da san Giovanni alla Tiburtina. Era vero. La farina che portai a casa fu accolta come manna. Per vivere ho fatto ogni sorta di lavoro, anche i più umili”, racconterà Romiti che non ha mai mostrato rimpianto per quel periodo della sua vita.

Chi era Cesare Romiti

Il figlio di Camilo si laurea a pieni voti in scienze economiche e commerciali studiando di notte e lavorando di giorno per mettere insieme qualche soldo dopo la morte del padre avvenuta a soli 47 anni.  Nel 1947 lavora per il Gruppo Bombrini Parodi Delfino, azienda di Colleferro, di cui assumerà la carica di direttore finanziario affiancando Mario Schimberni, suo ex compagno di classe, che si occupa invece di amministrazione e controllo di gestione. Nel 1968, sempre a Colleferro, ricopre la carica di direttore generale nella Snia Viscosa dopo la fusione con la sua ex azienda. E proprio per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di Mediobanca, facendo una buona impressione ad Enrico Cuccia.

Dal 1980 plenipotenziario della Fiat

Due anni più tardi l’Iri lo nomina direttore generale prima e amministratore delegato poi della compagnia aerea Alitalia. Lavora per un breve periodo (1973) alla Italstat, azienda che lascia per approdare, sponsorizzato da Cuccia, al gruppo Fiat nell’ottobre del 1974, quindi nel periodo della crisi petrolifera. Nel 1976 diventa amministratore delegato in un triumvirato con Umberto Agnelli (lo stesso anno eletto senatore della Dc in un collegio romano) e Carlo De Benedetti (resta alla Fiat solo tre mesi). Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel 1980, quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano per evitare il peggio e ricopre anche il ruolo di presidente (1996-1998) succedendo a Gianni Agnelli.

Cesare Romiti e l’amicizia speciale con Agnelli

Come aveva ricordato lo stesso Romiti in un’intervista al Corriere, i suoi 25 anni alla Fiat lo hanno legato quasi esclusivamente all’azienda torinese. Tuttavia, “avevo già fatto qualche cosetta – aveva ricordato Romiti –  ero già stato amministratore delegato dell’Alitalia. Lo so, l’esperienza a Torino accanto all’Avvocato (venticinque anni: e che anni!) è stata così importante che pare io abbia fatto solo quello. Ma andai alla Fiat che avevo già passato la cinquantina».

Odiato dalla sinistra e dai sindacati

I suoi rapporti con i sindacati e la sinistra furono sempre conflittuali. Fino allo scontro celeberrimo quando nel 1980 ispirò a Carlo Callieri la famosa marcia dei quarantamila che chiuse definitivamente la dura stagione di conflitti.

Quando lasciò la Fiat incassò una liquidazione di 196 miliardi di lire. Tuttora la più alta della storia d’Italia. In più ottenne la quota in Gemina per i suoi 23 anni al timone della Fiat. E con il supporto di Cuccia e dei suoi alleati prese il controllo di Rcs (allora Hdp) e di Impregilo. Ma la sua avventura da imprenditore non ebbe la stessa fortuna.