Addio a Franco Maria Salamon, lo stuntman aveva 75 anni: era stato controfigura di 007 e del Gladiatore
Mondo del cinema e degli stuntman in lutto. Domenica 12 gennaio, all’età di 75 anni, si è spento Franco Maria Salamon, un’icona del cinema d’azione che ha lavorato come controfigura in film di successo. Come fare a dimenticare 007 e Il Gladiatore? Lui ha collaborato, nella sua brillante carriera, con diversi registi di fama mondiale, da Ridley Scott ad Anthony Minghella. Ma aveva avuto modo di lavorare anche con Nanni Moretti, Giovanni Veronesi, Carlo Verdone. Una notizia, quella arrivata pochi giorni fa, che ha sconvolto tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di dividere con lui set di prestigio. L’uomo, originario di Roma, da tempo aveva scelto Tarquinia come ‘base’ per vivere e lì insieme alla moglie e ai figli aveva avviato un agriturismo, tra la natura.
Roma, morto Giorgio Antonini, lo stuntman figlio di Artemio: ‘Un grande uomo’
Oggi i funerali a Roma di Franco Maria Salamon
Sono tantissimi i messaggi di cordoglio e vicinanza, le bacheche social – come accade spesso in questi casi – sono inondate di affetto e di ricordi. “Maestro d’armi e coordinatore dei migliori film internazionali, in più di cinquant’anni di carriera. Dai film polizieschi degli anni settanta ( amati da Quentin Tarantino) al “Gladiatore” di Ridley Scott, “Il paziente inglese” di Anthony Minghella, “No time to die” e altri della saga di 007, fino ai giorni nostri con “Equalizer “ e “The Return”. Ha creato la seconda unità del miglior cinema italiano: Nanni Moretti, Giovanni Veronesi, Carlo Verdone fino ai giorni nostri con Roberto Andò de “L’abbaglio” – ha ricordato un amico.
Per molti Salamon è stato un maestro, un pilastro. “Grazie per tutti i tuoi insegnamenti, per tutte le opportunità cinematografiche, per le belle giornate passate a chiacchierare, a mangiare e a lavorare, grazie per quella parola in più da amico, grazie per la tua forza d’ animo” – scrive sui social chi ha avuto la fortuna di conoscere lo stuntman. Un grande professionista che, spiegano, “credeva nelle persone prima ancora che nei suoi memorabili progetti”. “Quando mi convocò nel suo agriturismo a Tarquinia per la formazione dell’attore Josef Fiennes in un nuovo film, lo fece perché credeva in me. Non prese quel lavoro, ma demandando me, aveva la certezza che Joseph sarebbe stato soddisfatto; e ci aveva visto bene… ancora una volta. Un uomo straordinario, prima ancora che una grandissimo professionista del Cinema” – ricorda un altro amico.
E oggi proprio a Roma, lì dove tutto è partito, ci sarà l’ultimo saluto, alle 11 nella Parrocchia San Giovanni Battista De Rossi, in via Cesare Baronio.