Al teatro Quirino di Roma Gogol mette alla berlina la burocrazia con “L’ispettore generale”

In scena dall’11 al 16 gennaio al Teatro Quirino di Roma “L’ispettore generale” dello scrittore russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’ per la regia di Enrico Guarnieri. Questa la sinossi della pièce rappresentata. In una sperduta cittadina di una più vasta e progredita Nazione, arriva, un giorno, la notizia dell’arrivo, dalla capitale, di un ispettore generale. Che sia venuto a indagare, pare la cosa più ovvia. Ma indagare chi? E perché? Che qualcuno abbia avuto il coraggio di denunciare le molte magagne, le innumerevoli ingiustizie, l’infinita corruttela che regna in paese? Oppure, uno di loro stessi, invidioso del successo e del potere degli altri, ha denunciato tutti?
Il mistero dell’ispettore arrivato all’improvviso
Ma, soprattutto, chi sarà mai questo potentissimo ispettore? Nella casa del sindaco della città si discute da ore. La catastrofe in realtà sembra imminente. Anche perché, nell’unica, infima locanda del paese, è appena arrivato? Dietro questa trama si dipana la più feroce, dissacrante, corrosiva satira del potere che un autore di teatro abbia mai concepito. Ed è dal 1836, anno del debutto pietroburghese, che la commedia non smette di divertire il pubblico con il suo acre umorismo, intriso di veleno.

Satira contro la burocrazia onnipresente
Oggi, la versione che s’incentra sull’enorme talento comico di Enrico Guarneri, accentua ancor di più la parte esilarante, sbalzandone, in un luogo non-luogo e in un tempo non-tempo, che potrebbero persino essere (entrambi) i nostri, le figure sordidamente irresistibili dell’estabilishment locale, in formato bonsai. Il piccolo sopruso, il minuscolo profitto di cui si nutre il misero potere della burocrazia. Si ride e ci si indigna, si ammira la maestria e la forza sorprendente di Guarneri, della compagnia che lo circonda, dell’allestimento semplice ma ricco di sorprese e di citazioni.