Chissà se Alessio D’Amato si è pentito del suo giustizialismo

D’Amato giustizialismo

Il denunciatore seriale rischia una brutta condanna: chissà se ora Alessio D’Amato si pentirà del suo giustizialismo.

Già, perché per la Corte dei Conti, in sede di requisitoria della pubblica accusa, gli tocca restituire un’ingente somma di denaro. 250mila euro, fondi pubblici, che non avrebbe mai dovuto incassare per spenderli politicamente.

D’Amato, campione di giustizialismo

È una brutta storia quella che coinvolge Alessio D’Amato, l’assessore alla sanità di Zingaretti che sogna di diventare presidente della regione Lazio. Ma proprio alla regione  – secondo la Procura della magistratura contabile – D’Amato avrebbe sviato, diversi anni orsono, fondi regionali destinati alla sua Onlus Italia-Amazzonia per finanziare invece iniziative di propaganda politica.

In sede penale ha avuto la prescrizione, resta la richiesta di restituzione di quattrini dalla Corte dei Conti.

Ora, proprio perché il giustizialismo appartiene a D’Amato e non a noi, gli auguriamo che sia assolto, anche se l’assessore aveva chiesto il patteggiamento ai giudici.

Magari si scusi con un bel po’ di gente perbene

Lo assolvano, magari con una penitenza: scusarsi pubblicamente con ognuno di quelli che ha infangato e continua a infangare da una vita. Sì, scusarsi, perché è davvero indecente atteggiarsi a sceriffo buono quando metti sotto accusa persone perbene. Siano esse avversari politici – è capitato anche a noi e non solo a noi – siano esse persino appartenenti al suo stesso schieramento politico e magari di un’altra cordata. È proprio quello che intossica la politica un atteggiamento del genere, perché porta odio nelle istituzioni.

I cittadini meritano di essere governati senza che debba prevalere la cultura del sospetto. E la fine ingloriosa del Movimento Cinquestelle dovrebbe pure insegnare qualcosa a chi pensa di praticare una specie di gara della purezza in cui alla fine soccombe pure lui.

Non siamo mai contenti se un esponente politico finisce nei guai giudiziari e se viene assolto è un bene per tutti. Ma D’Amato si faccia qualche settimana di vergogna di qui alla sentenza pensando a quanto male ha fatto in giro. Non tutti sono disposti a dimenticarlo.