Alla procura di Roma la “pratica” Conte-coronavirus
Sono più gravi quattro giorni in mare su una barca che non può attraccare nel porto italiano o le troppe migliaia di morti da coronavirus; se va a processo Salvini, Conte deve farla franca? Il premier ha tutelato l’interesse nazionale o ha decimato con l’inerzia parte della popolazione italiana?
Se la denuncia presentata in questi giorni dall’avvocato Carlo Taormina ha un fondamento, saranno guai seri per il governo. Sta al neoprocuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino, effettuare la prima verifica. E Taormina auspica che proprio Prestipino voglia condurre l’inchiesta in prima persona.
Taormina vuole trascinare Conte in Procura
Ci sono responsabilità del governo e dei tecnici? La risposta verrà da quesiti ben precisi che dovranno partire proprio dall’emergenza coronavirus con particolare riferimento – afferma Taormina su facebook – al ritardo di quasi quaranta giorni nell’attuare con integralità il distanziamento sociale in tutto il territorio nazionale ed al problema vergognoso delle mascherine”.
Dice il penalista: “Ho risposto alla mia coscienza sconvolta dalle migliaia di cittadini morti e alla richiesta di centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno contattato via social e alle moltissime persone che mi hanno telefonato. Tra questi, molti medici e virologi che mi hanno supportato con dati scientifici inconfutabili”.
Le parole sono pesantissime: “Migliaia di morti non per coronavirus ma per criminale mancanza di respiratori e di letti per terapia intensiva. Li hanno fatti strizzare nelle case non andando a prenderli, o fuori dei portoni degli ospedali non portandoli in terapia intensiva perche’ i letti erano occupati. Ci hanno ucciso nonni, padri, figli, hanno decapitato una generazione unica testimone delle grandezze del passato di questo Paese”.
Quanti sono morti in casa?
E ancora: “37 miliardi tagliati alla sanità, medici costretti ad emigrare, specializzazioni rilasciate per corruzione, ricerca finanziata con meno di niente, 5000 letti di terapia intensiva per 60 milioni di cittadini”. Ogni giorno facciamo i conti con un migliaio di vite umane che non riescono ad essere salvate. “Sono tutti morti per mancanza di ventilatori e di letti di terapia intensiva e sono morti letteralmente sgrossati”, accusa Taormina. “L’aver ritardato di 40 giorni l’imposizione delle misure oggi vigenti ha fatto si che crepassero tantissime persone”.
Inevitabili le domande, poste anche dal Secolo d’Italia nei giorni scorsi. “Le autorità ci dicano quante sono state le persone morte in casa e che non si sono nemmeno raggiunte pur essendo stato richiesta l’intervento medico. Quante siano state le persone morte fuori degli ospedali e fatte rimanere a crepare nelle autoambulanze perché non c’erano respiratori o letti di terapia intensiva. Quanti siamo stati i morti negli ospedali che si è scelto di far morire per salvare altre vite”.
Domande di ognuno di noi, a cui è doveroso dare risposta. Se la Procura della Repubblica di Roma le rivolverà a Giuseppe Conte.