Allarme carceri, sos dei sindacati: “Sono dei ring per i clan”

Roma, il carcere di Regina Coeli, foto generica

Il sanguinoso pestaggio di un detenuto nel carcere di Roma fa salire ad oltre 200 le violenze e risse tra clan e gruppi di detenuti dall’inizio dell’anno. E in questo grande ring che è diventato oggi il carcere “agli agenti penitenziari non può essere scaricato il compito scomodo che lo Stato non vuole assumere di fare da arbitri perché come è accaduto al Malaspina a Palermo un poliziotto che ha cercato di dividere due clan di palermitani in rissa è finito in ospedale per un violento pugno in faccia”. Così il segretario generale del S.Pp. Aldo Di Giacomo per il quale ci sono istituti nei quali si ripete l’identica guerra tra clan che avviene fuori per accaparrarsi il controllo di spaccio di droga e di altri interessi criminali. 

Roma, arrestati i killer di Cristiano Molè ucciso a Corviale

L’allarme

“Si continua ad ignorare che le carceri sono diventare ‘piazze’ di spaccio e di affari al pari delle più note piazze di Napoli, Milano, Roma, Palermo. Questo – aggiunge Di Giacomo – con una doppia ‘beffa’ per la giustizia e la sicurezza dei cittadini in quanto mesi se non anni di indagini di magistrati e forze dell’ordine conclusi con l’arresto di criminali sono completamente vanificati da comportamenti degli stessi che continuano a comandare dalla cella”.

Lo Stato fa da spettatore

“Lo Stato fa da spettatore proprio come accade negli spettacoli di box o di lotta greco-romana. Ma almeno noi agenti non solo non possiamo fare gli spettatori quanto piuttosto ci mettiamo la faccia per ricevere pugni e ferite da armi contundenti, rischiando quotidianamente la vita. Temiamo fortemente che in questa situazione senza controllo tra rivolte, aggressioni e tentativi di fuga tra il personale penitenziario ci possa scappare il morto”, conclude.