Ama, dopo l’amministratore unico arriva il DG. Ma sui rifiuti la strada è lunga

Dopo la nomina dell’amministratore unico Angelo Piazza, adesso Ama sta cercando il nuovo direttore generale. È finita l’era grillina, e il partito democratico che ha vinto a Roma vuole cambiare tutto. Mettendo uomini di fiducia nei posti chiave. Quelli più delicati, dove l’amministrazione Gualtieri si giocherà la faccia. E il tema dei rifiuti resta uno dei più caldi. Il nuovo Dg avrà un incarico triennale, con uno stipendio ampiamente a doppia cifra. E sarà scelto con una selezione pubblica. Utilizzando almeno in partenza, la mobilità intergruppo. Qualora all’interno della holding comune vi fossero risorse umane disponibili. Altrimenti si andrà all’esterno. Sarà lo stesso amministratore unico a nominare la commissione di valutazione, che avrà il compito di selezionare i curricula. Per portarne tre, al massimo cinque sul tavolo dell’avvocato Piazza. Che tra questi sceglierà il direttore generale dell’azienda. Ma al di là dei passaggi formali, i problemi rimangono tutti sul tavolo. O meglio, nei marciapiedi della città. Che ancora traboccano di immondizia. Ci saranno i fondi del PNRR da amministrare, certo. Anche e soprattutto per l’ambiente. Ma bisognerà presentarsi con progetti credibili e finanziabili. Chiudere il ciclo dei rifiuti. Decidere su discarica di servizio e impianti. Confrontarsi con la Regione. Insomma, una sfida impegnativa ancora tutta da giocare.

La rivoluzione Ama inizia con le nomine

Inizia con le nomine, la rivoluzione promessa dal Pd in Ama. E sul disastrato settore dei rifiuti. Dopo l’AU Angelo Piazza, avvocato e già ministro della Repubblica, sono infatti in corso le selezioni per il nuovo direttore generale. Poi verrà nominato un consiglio di amministrazione, e la macchina sarà pronta a partire. Ma per non fallire di nuovo, i nodi irrisolti andranno sciolti subito. Perché Roma e il Lazio sono già troppo in ritardo.

In promo luogo, c’è la questione degli impianti. Perché la differenziata è largamente sotto al 50%, e i miracoli non li fa nessuno. Quindi, il comune, Ama e la Regione dovranno decidere che fare. Se dotare o meno la Capitale di una sua discarica di servizio, e dove. E se puntare su termovalorizzatori e nuove tecnologie. O continuare a mandare altrove la spazzatura. Con costi altissimi, che poi si riversano sulle bollette dei cittadini. Le più care d’Italia, per un servizio che definire non all’altezza è un complimento. Ma ci sarà da decidere anche su cosa fare dei pochi impianti pubblici disponibili. A cominciare da Rocca Cencia, che la ex assessora grillina Katia Ziantoni aveva promesso di chiudere per sempre. O di come utilizzare e potenziare quanto già disponibile. Si pensi al termivalorozzatore di San Vittore, e al ruolo che Acea potrebbe giocare in tutta la vicenda della gestione dell’energia.

Il nodo degli impianti e dei privati

Infine, il rapporto con i privati. A cominciare dal ‘grande vecchio’ Cerroni, che nei confronti di Ama e comune vanta doversi crediti. E che anche nei mesi scorsi ha fatto la voce grossa. Ma il Pd dovrà valutare anche altre situazioni, come quella di Albano. Con i cittadini in rivolta per la riapertura del vecchio impianto. O di alcuni siti del frusinate. Con amministratori e dirigenti che hanno sbattuto pesantemente su imbarazzanti inchieste giudiziarie. Insomma, i nuovi vertici di Ama avranno molto da fare. Speriamo decidano in fretta e bene. Nell’interesse dei romani, e per avere finalmente una città più pulita. Con un decoro degno di una capitale europea e mondiale.