Ama, è allarme covid. Tra gli operatori positività al 4%

Aumenta l’allarme covid tra i dipendenti dell’Ama, l’azienda capitolina per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti. Nella scorsa settimana, i contagiati erano il 3% della forza lavoro, ma in questi ultimi giorni si è arrivati al 4. Un dato ancora al di sotto di quello nazionale, replicano dall’azienda. Segno che la sicurezza sul lavoro viene rispettata, e che le prescrizioni di legge sono garantite.

Ma a pensarla diversamente sono quelli del Lila, Libero laboratorio di idee dei lavoratori dell’Ama. Una associazione che è nata con l’intento di rappresentare le problematiche delle maestranze, e che in questi giorni si è fatta sentire. La tesi prospettata è semplice, il rischio di ammalarsi aumenta perché ci sono i rifiuti dei malati covid. Che non possono essere differenziati. Ma che debbono essere conferiti nella spazzatura generica, avvolti con un doppio sacchetto. E che una volta giunti agli impianti, vengono comunque trattati. Secondo Lila, con il rischio che il virus si diffonda per via aerobica nei capannoni.

La precisazione di Ama

“Si tratta comunque di un dato al di sotto dell’incidenza media del virus a livello nazionale. E generato, nella stragrande maggioranza dei casi parte da ‘cluster’ familiari o comunque esterni all’azienda” – ha precisato Ama. Una risposta alle ipotesi ventilate da LILA – Laboratorio Idee Lavoratori Ama, gruppo convinto che i contagi degli operatori siano riconducibili all’attività di raccolta di rifiuti da utenze Covid. Ossia la spazzatura di chi è in isolamento domiciliare perché risultato positivo al coronavirus e che l’Istituto superiore di sanità prescrive di conferire senza differenziazione. Chiusa con due o tre sacchetti resistenti.

L’allarme dei lavoratori sui rifiuti da utenze Covid

“Queste operazioni, naturalmente comportano una super diffusione aereosol del virus. Che  già sta interessando gli addetti al TMB” – scrive Lila in una lettera denuncia alle autorità sanitarie. Il Laboratorio chiede ad Ama di riorganizzare questo tipo di raccolta, prima in appalto ad altra ditta, con “mezzi dedicati e quotidianamente sanificati”. E impegnando operatori possibilmente vaccinati, “dotati di presidi sanitari idonei, tipo tute usa e getta”. Infine, scaricare il raccolto in cassoni scarrabili da inviare direttamente all’inceneritore di San Vittore.

Per l’azienda le illazioni di Lila non sono fondate e non sono plausibili. Proprio in ragione delle rigide disposizioni per il conferimento e smaltimento in sicurezza di tutti i rifiuti prodotti all’interno delle abitazioni da utenti positivi al Covid.

Due operatori morti di Covid in tre giorni

Nei giorni scorsi due i dipendenti Ama deceduti per aver contratto il virus. “In azienda non sussistono motivi di allarme, al momento, per il nuovo innalzamento generale nella popolazione della curva dei contagi. I presidi di sicurezza vengono adeguati di pari passo con l’evolversi dell’emergenza sanitaria. In modo, da un lato, di ridurre il rischio preservando la salute e la sicurezza dei lavoratori e, dall’altro, di garantire la continuità del servizio” – scrive l’azienda. Da via Calderon de La Barca infine tranquillizzano. L’eventuale rallentamento della raccolta, della pulizia delle strade e dei servizi di igiene ambientale e cimiteriali a causa di positività e quarantene è scongiurato.