Andrea Purgatori ucciso da una “catastrofica sequela di errori”: la perizia della Procura ‘inchioda’ i medici del giornalista

Andrea Purgatori
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Andrea Purgatori sarebbe stato ucciso da una “catastrofica sequela di errori“: almeno questo è quanto riporta una perizia tecnica disposta dalla Procura di Roma che quindi ‘inchioderebbe’ i medici del giornalista. Una perizia medico-legale, commissionata lo scorso marzo nell’ambito di un incidente probatorio. Dalle conclusioni emergerebbe quindi un quadro di gravi negligenze mediche e diagnosi errate che avrebbero significativamente compromesso la sua salute, fino al tragico epilogo. Ovviamente, i medici in questione sono tutti innocenti fino alla sentenza della Cassazione, ossia il terzo grado di giudizio.

Andrea Purgatori ucciso da una “catastrofica sequela di errori”

I principali responsabili indicati nella relazione sono quattro medici, attualmente indagati per omicidio colposo. Si tratta del radiologo Gianfranco Gualdi, del suo assistente Claudio Di Biasi e della dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, membri della sua équipe, e del cardiologo Guido Laudani.

La perizia della Procura ‘inchioda’ i medici del giornalista

Secondo i periti, i neuroradiologi avrebbero commesso imperizia e imprudenza nel refertare l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023. Analoghe carenze sono state riscontrate negli esami effettuati il 6 giugno e l’8 luglio. Per quanto riguarda il cardiologo Laudani, la perizia sottolinea una “catastrofica sequela di errori ed omissioni”, evidenziando come i suoi approfondimenti diagnostici siano stati del tutto insufficienti. Laudani avrebbe inoltre interpretato in maniera scorretta i risultati dell’esame Holter, concludendo erroneamente che l’embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale. Non avrebbe inoltre valutato adeguatamente né il quadro clinico complessivo né gli effetti della terapia anticoagulante, ritenuta potenzialmente fatale in caso di endocardite.

fatali per Andrea Purgatori errori e omissioni

Un momento cruciale, secondo la perizia, si sarebbe verificato durante il ricovero di Purgatori nel luglio 2023. Il giornalista venne dimesso dall’ospedale senza che fossero stati analizzati i risultati di un prelievo del 19 luglio, che rivelava una grave anemia. Questa condizione avrebbe dovuto controindicare la dimissione, ma venne ignorata, aggravando così il quadro clinico del paziente. La causa dell’anemia sarebbe riconducibile a una serie di errori a partire dalla diagnosi errata di fibrillazione atriale, che portò all’adozione di una terapia anticoagulante, controindicata in presenza di endocardite.

Una diagnosi tardiva e un trattamento inadeguato

La perizia evidenzia inoltre come l’endocardite, che fu la causa del decesso di Purgatori, avrebbe potuto essere diagnosticata in tempi molto più rapidi. I medici avrebbero dovuto individuarla già durante il ricovero del giornalista, tra il 10 e il 23 giugno 2023, o addirittura già nel maggio dello stesso anno. Se i neuroradiologi avessero correttamente interpretato gli esami del 8 maggio.

Secondo i periti, un corretto trattamento diagnostico e terapeutico avrebbe garantito a Purgatori un’aspettativa di vita significativamente più lunga. La letteratura scientifica, infatti, evidenzia come l’80% dei pazienti affetti da endocardite sopravviva per almeno un anno. A patto che la patologia venga diagnosticata e trattata tempestivamente. Nel caso del giornalista, purtroppo, ciò non è avvenuto.

L’inchiesta ora dovrà stabilire le responsabilità dei medici coinvolti e accertare se una diagnosi e una terapia più tempestive avrebbero potuto evitare la morte di Andrea Purgatori.