Antimafia, ‘Operazione Assedio’: Pasquale Lombardi, quello che ‘comandava a Pomezia’
Era quello che “comandava nella zona di Pomezia“. Lui, Pasquale Lombardi, già noto alle cronache per essere stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Equilibri, quella che vedeva coinvolta la famiglia Fragalà di Torvaianica, poi per usura dopo essere stato denunciato da un imprenditore di Pomezia, torna “alla ribalta” e fa parlare nuovamente sé.
E stavolta si scopre che il suo ruolo era molto più importante di quello che si poteva immaginare. Era lui, infatti, che gestiva insieme ad Antonio Nicoletti, figlio dell’ex storico boss della banda della Magliana Enrico Nicoletti, gli affari su Pomezia e teneva i contatti con i clan di Roma e Napoli, dove si muovevano gli altri personaggi finiti in questi giorni nella rete della DIA e che ha portato all’arresto di 18 persone, tra cui Vincenzo Senese, figlio del boss della camorra Michele, e Roberto Macori, figlio “putativo” di Massimo Carminati, tutte ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate a Roma e finalizzate alla consumazione di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, reati aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella – D’Amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.
Indagati “eccellenti”
E che hanno visto indagati nomi eccellenti, come Domitilla Strina, figlia di “Lady Petrolio”, al secolo Anna Bettozzi Di Cesare, imprenditrice nel settore del commercio dei petroli ma conosciuta ai più con il suo nome da cantante, Anna Betz. E poi ancora l’ex calciatore Giorgio Bresciani. Secondo le risultanze investigative le due associzioni riciclavano ingenti profitti, infiltrando progressivamente attività imprenditoriali in apparenza legali in molteplici campi come la cinematografia, l’edilizia, la logistica, il commercio di auto e di idrocarburi. In questo modo venivano costituite numerose società ‘fittizie’ per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito, tra gli altri, da imprenditori e da liberi professionisti.
Pomezia e il ruolo centrale di Pasquale Lombardi
In tutto questo quadro, il 68enne Pasquale Lombardi gioca un ruolo centrale. “Si coglie nelle espressioni l’esistenza di un organigramma che vede al vertice Antonio Nicoletti e Pasquale Lombardi e in posizione subordinata, seppure non di molto, Stefano De Angelis. È dai due capi del sodalizio che De Angelis cerca tutela e protezione contro le pretese di Salvatore Pezzella”, si legge nell’ordinanza di arresto.
La questione è delicata. Spariscono infatti dei soldi da dare a Pezzella. Una cifra importante, che potrebbe mettere in discussione l’accordo che c’è tra il clan napoletano e il sodalizio che si è creato a Pomezia. Ma il giro di soldi che viene mosso nel Comune alle porte di Roma è impressionante, lo dice lo stesso Nicoletti in merito al contributo fornito per moltiplicare il denaro investito dai Pezzella e riconducibile al clan D’Amico/Mazzarella.
” …Però Pasquà, io adesso non lo so quello che cazzo hanno fatto, gli dici ‘Guarda che noi qui stiamo in torto, ma vi abbiamo fatto pure guadagnare con cinquecentomila, trecentomila’… Ma io questa settimana gli ho dato centocinquanta, centomila euro al giorno eh, tutti i giorni…”
Andrea Salsiccia: il debito verso i napoletani
Gli investigatori ricostruiscono, attraverso le intercettazioni, che Andrea Salsiccia ha un debito “con soggetti napoletani pari ad almeno € 800.000″. E questo crea grossi problemi, al punto che Lombardi dice “Questi mi ammazzano pure a me … “. De Angelis consegna quindi dei soldi – una somma importante – a Salsiccia per riparare il debito. ” Ma adesso io gli ho dato 220 ma dove stanno, ‘che a quelli non glieli ha dati’? … “, chiede De Angelis, mentre Lombardi ribadisce di aver consegnato 40 mila euro.
Poi Salsiccia viene arrestato e le cose si complicano. Nasce infatti il timore che eventuali sue rivelazioni fatte possano mettere a repentaglio tutta l’organizzazione. La soluzione trovata è quella di “incrementare le frodi ed il sistema di riciclaggio per ottenere proventi illeciti e ripagare il dovuto“. Lombardi avrebbe organizzato un incontro tramite De Angelis con i creditori napoletani, che sarebbe avvenuto in un distributore sulla Pontina a Pomezia.
Cifre da capogiro
Gli importi che passavano dalle mani dell’organizzazione pometina erano da capogiro. E per rendersene conto basta una delle intercettazioni a Pasquale Lombardi. Si tratta di cifre indicate come investimento nelle frodi, che danno la misura di parte del volume delle operazioni compiute dal sodalizio nell’arco di una sola settimana.
“Quello in una settimana manda 374 mila euro, 64 (mila, ndr) li manda a me e li riprende il giorno stesso, ok? Tre e dieci (mila, ndr) che ti ha mandato a te, di tre e dieci (mila) ok gliene mancano 120 (mila, ndr), più ce ne sono altri 130 (mila, ndr) che ti sei preso da me ok, più ce ne sono altri 200 (mila, ndr) che ti ha dato perché hai detto che dovevi farci un ‘operazione. Oh, ma se conti solo questi, sono 450 mila euro. Dove cazzo stanno i soldi?”
Il testimone chiave
Uno dei testimoni chiave racconta così: “So che Nicoletti aveva ottimi rapporti con Gangemi Sergio e che avevano avuto problemi con una persona sottoposta ad usura a Latina che li aveva denunciati. Ho sentito che ne parlavano tra loro. La vicenda riguardava anche Lombardi. So che i tre avevano in piedi una attività di usura nei confronti di P. E.. In proposito ho delle registrazioni audio con il figlio di P., dalle quali risulta questo rapporto che ho riferito. So anche che Nicoletti e Lombardi avevano rapporti con R. D. M., al quale hanno fornito denaro con interessi usurari. Nella vicenda era coinvolto anche P. E.. Siamo nel giugno del 2019”.
Riguardo questa testimonianza il Gip Attura scrive così: “Quanto riferito dal collaboratore trova piena conferma nelle indagini, che hanno individuato tra i debitori maggiormente esposti verso Sergio Gangemi proprio il P.. Quest’ultimo, infatti, tra il 2015 ed il 2016, ha ricevuto dal Gangemi la somma di circa 300 mila euro, a fronte della quale, a 4 anni dall’erogazione, aveva restituito, oltre alla quota capitale, 80 mila euro di interessi”.
Pasquale Lombardi e i collegamenti con il commissario corrotto
Ed è Lombardi ad intrattenere, insieme a Daniele Muscariello, i rapporti con Pasquale T., all’epoca commissario di polizia, ora in quiescenza. Il funzionario, responsabile dell’Ufficio denunce deii’UPGSP, viene interpellato direttamente in Questura per avere informazioni su eventuali indagini da correlare al sequestro di denaro fatto ad Andrea Seri, oltre che all’arresto di Andrea Salsiccia.
Il Commissario non si fa molti scrupoli. E paventa anche “l’aiuto” di altri colleghi, perché la situazione è seria. “Mi dovete dire che cazzo volete fare, mi devo muovere a certi livelli, ve lo dico col cuore, cioè questo non è che, i miracoli li fa, ma li deve fare … anche dietro … compenso … “. In pratica fa capire che le informazioni che servono a Lombardi costano. Ma intanto dice qualcosa, fornendo altre informazioni riservate, facendo i nomi di chi è “sotto controllo”.
“Hai capito, venti persone, mandati di cattura, la ma/a romana, quando cazzo ti fanno uscire più’?… Ci stanno i sei mesi di detenzione per questo tipo di reato, perché fanno l’associazione a delinquere eh … se riferiscono che lui è l’unione di questo traffico di denaro, di riciclaggio e quant’altro, il GICO che fa? Chiama il magistrato, gli dice “Mi è arrivata l’indagine, mi fai un ordine di cattura per questo? E’ semplice“.
Lombardi, intimorito, chiede quindi: “Senti, quanto dobbiamo oliare… Se ti dico una cifra così orientativa, ti dico male o bene se dico 7/8 mila euro? Posso sbilanciarmi?“. Il pubblico ufficiale lo fa sbilanciare eccome e gli dà un appuntamento per farsi consegnare la metà come acconto. In bagno, perché non si sa mai…