Anzio e Nettuno: centrodestra, cronaca di una sconfitta annunciata
Anzio e Nettuno voltano pagina. Aurelio Lo Fazio e Nicola Burrini guideranno rispettivamente i due Comuni, dopo anni di predominio del centrodestra. E, sopratutto, dopo il terremoto politico-giudiziario che ha travolto le due località del litorale a sud di Roma.
L’eco dell’inchiesta che, nel 2022, aveva visto 65 arresti da parte dei carabinieri e che rivelava un inquietante intreccio tra mafia, politica, affari, estorsioni, armi e droga, aveva avuto come strascico finale una sentenza destinata a diventare storica. Otto ex amministratori comunali di Anzio e Nettuno dichiarati incandidabili addirittura per due tornate elettorali consecutive. Gli ex sindaci Candido De Angelis e Alessandro Coppola, gli ex assessori Maddalena Noce, Giuseppe Ranucci, Walter Di Carlo e Danilo Fontana (quest’ultimo deceduto), i consiglieri comunali Luca Ranucci e Lucia De Zuani. Tutti del centrodestra. Tutti con un bagaglio di voti non indifferente. Nessuno di loro risulta indagato penalmente, ma il contraccolpo è stato forte.
Risultati ribaltati
Ma le ragioni della vittoria del centrosinistra in entrambi i Comuni non può essere ricercata solo in quanto si è scoperto grazie alle indagini dei carabinieri. Perché, malgrado “il malaffare”, se il centrodestra avesse avuto alle spalle una buona organizzazione politica avrebbe lo stesso potuto continuare a governare, sopratutto ad Anzio. Lo dimostrano i voti ottenuti al primo turno: nel Comune neroniano Stefano Bertollini aveva ottenuto il 47.08% delle preferenze, incassando 10.104 voti, contro i 3694 voti di Aurelio Lo Fazio, che si era fermato al 17,21%.
Minore la differenza a Nettuno, dove Daniele Maggiore aveva ottenuto il 29,84% con 5430 voti, mentre il candidato del centrosinistra Nicola Burrini si era fermato al 28.02% con 5099 voti.
Centrodestra in crisi “a cascata”
Cosa è successo, allora? Occorre guardare a queste amministrative in maniera più ampia. Intanto il dato dell’affluenza fa riflettere: 32,64% ad Anzio, 31,27% a Nettuno. Si tratta del minimo storico per entrambi i Comuni. Gli elettori sono stanchi di una politichetta che promette e non mantiene. Di città sporche in tutti i sensi. Di nomi che, gira e rigira, sono sempre gli stessi, anche quando nelle liste non appaiono, ma sono dietro, a manovrare i fili. Ed è anche peggio. Solo che, non votando, i problemi non si risolvono.
A influenzare lo scoraggiamento, specie nel centrodestra, c’è proprio il comportamento dei partiti che governano sia a livello centrale che in Regione. Quello che era stato nominato “effetto Meloni” adesso non produce più risultati. Anzi. Se fino a un anno fa la Premier trascinava grazie al suo nome e al suo partito voti e vittorie a livello locale, ora non è più così. Si cominciano a sentire i malcontenti anche tra chi finora giurava fiducia eterna. Del resto, basta prendere esempio. Le liti interne e i mugugni tra alleati sono all’ordine del giorno. E tante delle promesse fatte in fase di campagna elettorale sono rimaste parole al vento.
La crisi in Regione
Anche la crisi in Regione, che dura ormai da mesi, ha avuto il suo peso. La paralisi nel centrodestra del Presidente Francesco Rocca influenza, nel bene e (molto di più) nel male, anche a livello locale. Una guerra per ottenere poltrone e incarichi che rischia di paralizzare la regione. Senza contare che, pur essendo guidata dal centrodestra, vede in realtà nei posti chiave ancora molte persone nominate dalla vecchia giunta Zingaretti e quindi legate al centrosinistra.
Parliamo di Astral, ma anche di Cotral, dove il direttore generale Giuseppe Ferraro è stato nominato – dalla sinistra – nel 2019 e prosegue nel suo incarico grazie a varie proroghe. Tornando ad Astral, qui continua a restare l’anomalia di una partecipata con un fatturato enorme, ma senza consiglio di amministrazione. Le decisioni sono quindi tutte in capo a un’unica persona, sempre la stessa da 11 anni e mezzo, l’ingegner Antonio Mallamo, scelto anche lui da Zingaretti. E, per quanto possa piacere alla destra, sempre la sinistra lo ha nominato. Questi “intrecci” tra destra e sinistra, quindi, possono anche passare inosservati ai cittadini, ma non agli addetti ai lavori. Nascono quindi dissapori, malumori, liti.
Che ovviamente non sono solo per queste due situazioni, che fanno solo da esempio. Ci sono le corse agli incarichi, le prove di forza. E non si pensa a fare una campagna elettorale valida, vincente. Tutti sono troppo occupati con qualcos’altro. E i cittadini percepiscono questa indifferenza nei loro confronti. Tanto che, al ballottaggio, decidono di non andare a votare. Ci va poco più di un elettore su tre. E di questi, oltre il 55% ad Anzio e oltre il 57% a Nettuno hanno scelto il centrosinistra.
E nel futuro?
Anzio e Nettuno potrebbero essere solo due “apripista”. Dopo le travolgenti vittorie, lo scorso anno, del centrodestra a Fiumicino e Pomezia al primo turno, poi a Velletri e Rocca di Papa al ballottaggio, ora potrebbe aprirsi un nuovo corso. Il centrosinistra, del resto, ha capito come muoversi: facendo le giuste alleanze. Ad Anzio, malgrado l’enorme gap iniziale, Aurelio Lo Fazio ha staccato l’avversario di 10 punti percentuali. Tutto grazie al campo largo, anzi enorme, con accordi che vanno dai partiti “vicini” alle liste civiche, fino ad arrivare al Movimento 5 Stelle. Una strategia vincente, che il centrodestra, evidentemente in tutt’altre faccende affacendato, non ha saputo attuare.