Anzio, maresciallo sventa rapina a mano armata e resta invalido: lo Stato gli nega il grado di Ufficiale (e qualche € in più sulla pensione…)


La storia è presto detta: un maresciallo della Guardia di Finanza ha sventato una rapina a mano armata in un negozio del centro storico di Anzio, è rimasto gravemente ferito, inidoneo al servizio a vita. Così hanno stabilito le varie Commissioni mediche militari che lo hanno ripetutamente visitato e che lo hanno ‘riformato‘ dal servizio a tempo indeterminato. In sostanza, lo hanno escluso dal ritorno all’attività lavorativa.

Quando è giunto, per lui, il momento di andare in pensione ha chiesto allo Stato l’avanzamento di grado, come previsto dal Codice Militare. Lo Stato, ossia i vertici della Guardia di Finanza, si sono opposti. La vicenda è finita davanti al Tar del Lazio che ha dato ragione ai vertici militari. Così riporta la sentenza n.11233 del 7 giugno.

Anzio, militare sventa rapina a mano armata in centro

“Nella data del 26 settembre 1998 – ricostruiscono i giudici del Tar del Lazio nella loro sentenza – nel tentativo di sventare una rapina a mano armata ad opera di malviventi in un esercizio commerciale di Anzio, il maresciallo rimaneva gravemente ferito riportando un trauma contusivo cervicale

Successivamente ha ottenuto dalle Commissioni mediche militari un periodo di “temporanea non idoneità” a causa dell’insorgenza di un ulteriore patologia, conseguenza del ferimento in servizio. Ha poi chiesto e ottenuto, dalle Commissioni mediche militari, il riconoscimento della causa di servizio per le infermità conseguite.

Le Commissioni mediche militari confermano la versione del maresciallo

“Nel 2000 – scrivono ancora i giudici – la Commissione Medica accoglieva l’istanza presentata dal maresciallo, riconoscendogli le patologie lamentate quali dipendenti da causa di servizio, giudicandolo “idoneo” al servizio militare incondizionato”.

Successivamente, a novembre 2004 veniva riconosciuto “Vittima del dovere per azioni criminose” con invalidità del 10%, successivamente rivalutata fino alla misura del 31% a giugno 2011.

Lo Stato gli nega qualche decina d’€ in più al mese e… il grado di Ufficiale

Ad aprile 2006 chiedeva ed otteneva il riconoscimento dell’interdipendenza tra le patologie già riconosciutegli dall’Autorità sanitaria con ulteriori infermità certificate. Pareri medici sempre e comunque validati dalla Commissione militare della Guardia di Finanza.

Ma il ‘problema‘ è uno, per lo Stato Italiano. “Il ricorrente è stato collocato in pensione – si legge nella sentenza – nel ruolo di Sottufficiale della Guardia di Finanza, ma già con il grado massimo previsto per i Sottufficiali, ossia di Maresciallo Aiutante.

Quindi l’avanzamento rivendicato dal Maresciallo gli avrebbe garantito (oltre ad una pensione leggermente maggiore) anche il grado di “Sottotenente”, con relativo transito nel Ruolo Ufficiali”.

Cosa, quest’ultima, che lo Stato non vuole e non gradisce. Povero maresciallo, a rischiato la vita per lo Stato e lo Stato, ossia tutti noi cittadini, lo ripaghiamo così. Chissà se il maresciallo deciderà di opporsi a questa sentenza? Nel caso, saremo pronti a sostenerlo perchè lei, per noi, non è un Ufficiale-Sottotenente, ma un vero eroe. In bocca al lupo, caro maresciallo, dalla redazione di Nuovo 7 Colli.