Ardea, ancora un incendio alle Salzare, parla un camminante siciliano ‘sfrattato’: “Siamo stati colpiti solo noi, perché?”
Ancora un incendio alle Salzare, ad Ardea, nella zona dei 706 ettari demaniali “terra di nessuno”. A bruciare, ancora una volta, oltre la boscaglia, rifiuti di vario tipo, anche tossici, tra cui pneumatici, parti di automobili – probabilmente rubate – materassi e mobili vari.
Il fumo era visibile fino a Tor San Lorenzo, dal lungomare e dal quartiere Nuova Florida. Il focolaio era in aperta campagna, sulla cresta di un dirupo, posto non facilmente raggiungibile dai soccorritori. I vigili del fuoco sono comunque giunti sul posto come sempre in modo molto rapido. Va detto che tutt’intorno vi sono case di camminanti siciliani, con tanti bambini che anche questa volta sono stati costretti a respirare il fumo derivante da un incendio di rifiuti.
Intervento dell’esercito solo per qualcuno?
A nulla sembra valso l’intervento interforze, che ha visto impiegare addirittura mezzi dell’esercito per abbattere 11 povere abitazioni di famiglie di “camminanti siciliani”, in realtà ormai diventati stanziali e di qualche sparuto gruppo di rom. La cosa assurda è che queste persone avevano acquistato in contanti le abitazioni dai precedenti occupanti – come ci ha rivelato uno di loro – avendo come ricevuta solo un pezzo di carta con una dichiarazione nella quale veniva riportato da parte dei “venditori” che cedevano parte del loro diritto a queste famiglie.
Non si sa chi avrebbe dato questo diritto: quello che è certo è che mai nessuno ha agito contro di questi venditori senza titolo. Neanche in occasione degli abbattimenti, quando a rimetterci sono stati solo coloro che avevano incautamente acquistato. Invece chi aveva astutamente venduto se l’è cavata. Persone che forse erano i discendenti degli assegnatari agricoltori, i quali avevano solo il diritto di lavorare quelle terre, non di costruirci case, né tantomeno venderle. Morti questi, i figli o parenti stretti hanno venduto a questi signori, mettendoli nelle condizioni in cui sono ora, illudendoli di essere proprietari di terreni.
E i capannoni?
“Qui ogni giorno c’è un incendio”, dichiara un camminante. “E a rimetterci siamo solo noi. Un po’ perché chi è rimasto respira quest’aria. Un po’ – anzi, tanto – perché se la sono presa solo con le nostre case. E dico nostre perché noi le abbiamo pagate a chi ce le ha vendute. Sono venuti ad abbattere solo le nostre. Ma nessuno è andato a controllare le ville o i capannoni. Dove ci stanno i soldi non va nessuno. Eppure i capannoni vengono affittati, ci installano attività commerciali, fanno e disfano. Ah, ma loro possono, non sono rom”.
“Se non hai la proprietà del terreno, se non hai il permesso a costruire in sanatoria, conseguentemente non puoi ottenere agibilità e abitabilità – prosegue l’uomo – “perché noi siamo abusivi e quelli dei capannoni no? Perché si stanno deliberando atti che potrebbero andare contro la legge dello Stato, ma che vengono fatti solo per alcuni? La legge non è uguale per tutti?”
Luigi Centore