Incendio Ardea, le analisi Arpa sulla diossina sono da “arbre magique”
Fumo denso e nero sul cielo di Ardea. A 10 chilometri di distanza la nube sembrava incombere come se l’incendio fosse scoppiato dietro l’angolo, densa e minacciosa, mentre l’aria irrespirabile era irrespirabile. Eppure i risultati delle analisi fornite dall’Arpa, riferite al rogo che ha colpito Ardea nel primo pomeriggio del 20 giugno e durato fino alla notte, mostrano valori addirittura 6 volte sotto al limite. In pratica, invece di un incendio, a voler fare una battuta sembra quasi che il cielo sia stato purificato con il fuoco.
Quel giorno sono andati a fuoco ben 4 ettari di terreno a Tor San Lorenzo, nella zona delle Salzare, tra via Valli di Santa Lucia e via Monti di Cesavero. A incendiarsi non solo boscaglia, ma anche rifiuti di vario tipo, anche tossico, nei pressi dell’ex cava abusiva utilizzata come discarica a cielo aperto per auto e rifiuti speciali di ogni tipo. Il colore del fumo sprigionato dall’incendio, infatti, era nero e non bianco.
Campioni correttamente prelevati?
Eppure per un incendio simile, quello avvenuto nello stesso giorno a Roma, alla Magliana, a ridosso di un insediamento abusivo formato da baracche di fortuna, all’altezza di via Asciano, Arpa ha rilevato valori di diossina 126 volte sopra la norma. Magari nella Capitale sono andati fuoco più rifiuti, ma l’aria ad Ardea, a detta dei residenti, era irrespirabile. Come a Roma. Qui Arpa ha prelevato i campioni di aria nelle varie centraline posizionate in più punti.
Ma ad Ardea? Qui sono stati i dati sono stati rilevati con un solo campione, in via Miramare (non cercatela su Google, non esiste), in un’abitazione privata che ha fornito l’energia elettrica per poter fare il campionamento. Ed è uscito fuori un dato che – messo a confronto con l’incendio di Roma – mostra che alla Magliana c’è un inquinamento da diossina 760 volte di più alto rispetto ad Ardea. Eppure tra i due roghi non sembra che fosse questa enorme differenza…
Quale posizionamento per il rilevamento?
Infatti, subito dopo l’incendio rutulo, il Comune aveva dato ordine di tenere porte e finestre chiuse dove si avvertiva il forte odore di materiale bruciato e di lavare accuratamente frutta e verdura coltivate sul territorio. I risultati delle analisi saranno sicuramente affidabili. Ma qualche dubbio su dove vengono messe le centraline rispetto a dove avvengono gli incendi potrebbe anche venire, visto che in occasione del rogo a Montagnano la centralina era stata montata nel lato opposto.
Nel caso di questo ultimo incendio, invece, ancora non si capisce in che lato il campionato sia stato montato, ma tutto fa pensare che siano stati presi dati nel versante sbagliato, ovvero quello in direzione Castelli Romani, dove la nera nube non è passata, visto che il fumo si è diretto verso il mare.