Asilo degli orrori all’Eur: tre maestre condannate. Ecco cosa facevano ai bimbi

Tre condanne e due rinvii a giudizio per la vicenda dei maltrattamenti in un asilo comunale di Roma. Orrori avvenuti nel quartiere dell’Eur. L’indagine dei carabinieri aveva portato nel 2018 alla misura cautelare della sospensione dall’insegnamento e del divieto di avvicinamento alle abitazioni ed ai luoghi frequentati dai bambini di 5 maestre. Tutte di età compresa tra 51 e 65 anni.
Ieri, il gup della Capitale ha condannato in abbreviato a 1 anno e 4 mesi tre maestre e rinviato a giudizio le altre due, per le quali il processo inizierà il 22 febbraio.
Dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia Roma Eur erano emerse condotte che hanno portato all’accusa di maltrattamenti nei confronti delle maestre dell’asilo nido. Insegnanti che ieri erano presenti in aula. “Ho paura, non voglio andare a scuola”, “Papà la maestra mi ha chiuso in una stanza buia, mi sono spaventata” raccontavano i bimbi ai genitori che hanno poi denunciato i fatti.

All’asilo nido comunale Il Papero Giallo, all’Eur, le vessazioni sui piccoli alunni, di 2 e 3 anni, erano all’ordine del giorno, come riporta il Messaggero. Per Ida Sarcona, Stella Aloisi, Ines Spada è arrivata la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, pena alleggerita dal rito abbreviato.
I fatti avvenuti a Roma, all’asilo nido il Papero Giallo
I bambini, spesso ancora col ciuccio e il pannolino, colpiti con i giocattoli e all’occorrenza trascinati per i capelli. La strategia degli avvocati delle maestre era chiara. Gli schiaffi erano “buffetti non violenti”. Una linea difensiva che non ha avuto successo di fronte ai filmati fatti acquisire all’epoca dal gip Clementina Forleo.
Una tesi che era già stata smentita dai giudici della libertà, secondo i quali il reato di maltrattamenti si configurava, non solo per gli schiaffi e le tirate dei capelli, ma anche nella deliberata noncuranza verso i bisogni dei piccoli, «indifferenza espressa tanto con gesti e commenti derisori e volgari, quanto con una spropositata severità, fonte di inutile mortificazione».