ASL Roma 6: Arturo Cavaliere, presidente SIFO, favorito come DG. Ci sono conflitti d’interesse?
Si rincorrono voci sulla possibile nomina di Arturo Cavaliere, originario di Cosenza, a Direttore Generale della ASL Roma 6, iscritto all’albo nazionale dal 2022. Una scelta che sta già sollevando dubbi e perplessità. Nonostante il curriculum di Cavaliere, forte della sua esperienza come presidente della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (SIFO), sono in molti a chiedersi perché, tra centinaia di candidati qualificati disponibili nel panorama sanitario nazionale, venga scelto proprio lui.
Ingerenza politica?
Questa ipotesi alimenta il sospetto di un’ingerenza politica in una decisione che, in teoria, dovrebbe essere basata esclusivamente su criteri di merito e competenza. Non è un segreto infatti che la sanità pubblica sia spesso terreno fertile per intromissioni politiche. La nomina di un Direttore Generale, ruolo che gestisce budget milionari e migliaia di dipendenti, rappresenta una leva di potere strategica, sia a livello regionale che nazionale. La Regione Lazio, come altre, non è nuova a polemiche su scelte che privilegiano fedeltà politica o relazioni personali piuttosto che competenze oggettive.
Scelta non casuale?
La figura di Cavaliere, legata a un’associazione influente come la SIFO, potrebbe essere considerata funzionale a consolidare equilibri tra interessi politici e industriali. Il settore farmaceutico, con i suoi appalti e rapporti economici, rappresenta una delle aree più sensibili della sanità. E la scelta di una figura così inserita in quel mondo potrebbe non essere casuale.
La ASL Roma 6 ha bisogno di una guida solida e imparziale. Ma l’eventuale nomina di Cavaliere rischia di apparire come una scelta dettata da logiche di opportunità politica più che da un’attenta valutazione delle necessità aziendali.
Inoltre, la presenza di Cavaliere alla guida della SIFO (è stato riconfermato presidente fino al 2028), che già interagisce strettamente con il mondo delle ASL, potrebbe creare un conflitto d’interessi, che sarebbe difficile da gestire.
In un momento in cui la sanità pubblica deve riconquistare la fiducia dei cittadini, la trasparenza nelle nomine non è solo auspicabile, ma indispensabile. Altrimenti, il rischio è che la figura di Cavaliere venga percepita non come quella di un tecnico indipendente, ma come un altro esempio di come il sistema sanitario possa essere piegato a logiche di potere.