Criptovalute e associazione a delinquere a Roma: 3 arresti e sequestri per oltre 900mila euro
Ancora un’operazione della Guardia di Finanza di Roma. Stavolta dopo aver scoperto un’associazione a delinquere (nel settore delle criptovalute) finalizzata all’abusivismo finanziario, riciclaggio, autoriciclaggio e reati tributari. E questo ha portato all’arresto di 3 persone, tutte indagate a vario titolo.
Associazione a delinquere a Roma nel settore criptovalute
I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti delle tre persone. Ma, oltre alla misura personale, per i 3 è stato disposto anche il il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e altre utilità fino alla concorrenza del profitto dei reati pari a oltre 900 mila euro.
Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, hanno permesso di ricostruire, tassello dopo tassello, tutta la struttura organizzativa criminale, che online avrebbe esercitato, in modo totalmente abusivo, l’attività di intermediazione finanziaria, offrendo piani di investimento in criptovalute e assicurando alla clientela elevate percentuali di redditività. Tra riciclaggio e reati tributari. Al centro, il mondo delle criptovalute, valute digitali che ruotano attorno alla tecnologia della blockchain.
Come agivano
L’attività abusiva, che ha permesso agli indagati di gestire illecitamente risorse finanziarie per oltre 1,5 milioni di euro, era formalmente giustificata attraverso un’impresa dedicata all’attività di operatore virtuale in criptoasset, ma autorizzata esclusivamente allo scambio di valuta virtuale. E non anche alla promozione di attività di investimento.
Le indagini hanno fatto scoprire che in molti casi questi servizi finanziari nascondevano attività di riciclaggio professionale. L’acquisto di criptovalute e il successivo accredito delle stesse su wallet anonimi avrebbe permesso di ripulire somme di denaro frutto di attività illecite di varia natura. Queste somme, una volta transitate attraverso piattaforme e conti correnti esteri, venivano restituite agli “investitori” in contanti o tramite bonifici.
Varie società e prestanome
L’organizzazione criminale, che era ben solida e collaudata, per ostacolare l’identificazione della provenienza illecita dei flussi finanziari, avrebbe utilizzato varie società intestate a prestanome. Società che fornivano una copertura documentale agli scambi di denaro attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Ieri l’altra operazione della Finanza con le perquisizioni per procuratori Tim e NTT Data Italia
Ieri un’altra operazione della Guardia di Finanza, che ha effettuato effettuato perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni di due procuratori, uno di Tim e uno di NTT Data, in relazione a un’indagine su presunti episodi di corruzione tra privati. Il motivo? Presunte mazzette. L’indagine avrebbe riguardato due presunti episodi di corruzione, uno dei quali avrebbe previsto la consegna di una mazzetta di 50mila euro il 22 febbraio scorso, e un’altra relativa a una somma non precisata il 15 maggio. Il procuratore di Tim, secondo le accuse, avrebbe ricevuto questi importi dal procuratore di NTT Data per compiere atti in violazione degli obblighi del suo ufficio e in violazione della fedeltà aziendale.