Assolto anche in appello l’oste che uccise il ladro a Lodi. Meloni e Salvini: “Bene così”
I giudici della quinta sezione penale della corte d’Appello di Milano assolvono “perché il fatto non costituisce reato”, confermando la sentenza di primo grado, Mario Cattaneo, l’oste di 73 anni di Casaletto Lodigiano che nella notte tra il 9 e il 10 marzo del 2017 colpì a morte con il proprio fucile da caccia Petre Ungureanu, 32 anni, sorpreso di notte nel cortile della sua trattoria. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. La pg Maria Vittoria Mazza aveva chiesto la condanna a tre anni per “l’eccesso colposo”, da parte dell’imputato che con il fucile, durante una colluttazione con il rapinatore, sparò un solo colpo rivelatosi mortale.
Premiata la necessità di difendere
La corte, presieduta dalla giudice Francesca Vitale, ha modificato il motivo dell’assoluzione – da perché il fatto non sussiste stabilito dal tribunale di Lodi a perché “non costituisce reato” – e ha trasmesso gli atti per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza per il figlio e la moglie, presenti nella notte in cui è morto il 32enne di origine romena. Nella lettura del dispositivo si fa riferimento alla legge sulla legittima difesa, battaglia da anni della Lega guidata da Matteo Salvini, e si riconosce la non punibilità per chi “costretto dalla necessità di difendere” un diritto proprio o altrui, in questo caso la propria famiglia, ma per capire pienamente i motivi dell’assoluzione bisognerà attendere 90 giorni.
Per il pg doveva rivolgersi alle forze dell’ordine…
Nella requisitoria di stamane, la pg Maria Vittoria Mazza aveva chiesto la condanna a 3 anni di carcere per “l’eccesso colposo” da parte dell’uomo intervenuto all’esterno, nel buio, “per difendere la propria famiglia” da un furto. Ma nel farlo “l’imputato ha posto se stesso, il figlio, i vicini, chiunque si fosse affacciato nel cortile in una condizione di pericolo. Ha agito con un atteggiamento colposo, perché imprudente, che ha portato a conseguenze per i rapinatori, ladri che non era neanche in grado di vedere perché era buio”. Il ristoratore impugna un’arma “in una situazione di paura, di poca chiarezza” in cui non sarebbe dovuto intervenire: “Doveva rivolgersi alle forze dell’ordine, non è giustificabile il ‘fai da te'”.
Il colpo partì per errore
Di opposto avviso la difesa. “Mario Cattaneo – le parole del legale Ennio Ercoli – non aveva alcuna intenzione di sparare, il colpo purtroppo è partito accidentalmente per colpa dell’aggressore che gli strattonava l’arma. Se avesse voluto sparare avrebbe esploso anche il secondo colpo, invece si è aggrappato al fucile per difenderlo”. L’imputato “è sceso per difendere la propria famiglia, voleva far allontanare i ladri”, non voleva uccidere e per questo “va assolto”. Se in quel tira e molla, tra Cattaneo e il ladro, “è partito un colpo accidentalmente è la spiegazione più logica” aggiunge l’altro difensore, l’avvocato Vincenzo Stocchino. Una spiegazione che sembra aver convinto i giudici d’appello.
Meloni e Salvini: fine di un incubo
“‘È arrivata la fine di un incubo. Dopo sette anni siamo riusciti ad arrivare alla fine e sono contento che la giustizia, nella quale ho sempre avuto fiducia, ha fatto il suo corso. Ho sempre avuto tanta paura, però non ho mai mollato, ho sempre reagito fino ad oggi’. Un abbraccio a Mario e a tutti i suoi cari per questa bella notizia”. Così su X la premier Giorgia Meloni, commentando l’assoluzione in appello di Mario Cattaneo, l’oste che nel 2017 uccise un ladro. Contento anche il leader della Lega: “Bene così, un abbraccio a Mario! La difesa è sempre legittima”. Così su X il vicepremier Matteo Salvini commenta l’assoluzione in appello di Mario Cattaneo, l’oste che nel 2017 uccise un ladro.