Atac, dimezzati i ricavi dai biglietti. Ma per l’azienda il concordato terrà
Un 2020 da incubo per l’azienda capitolina dei trasporti. Questo è quanto emerge dai bilanci di Atac, che ha visto un autentico crollo delle entrate negli ultimi dieci mesi. Prevedibile del resto, perché le maggiori perdite sono quasi esclusivamente addebitabili al fattore covid. Infatti da quando è esplosa la pandemia i passeggeri si sono ridotti moltissimo, e per i mesi di marzo e aprile la stessa azienda ha previsto di rimborsare la quota parte degli abbonamenti. Attraverso il meccanismo della estensione della validità, visto che tirare fuori soldi cash sarebbe stato praticamente impossibile. Oltre a questo, ci sono le nuove regole. Per le quali si viaggia al massimo al 50% della capienza del bus. O almeno così dovrebbe essere, al netto dei controlli. Che non sempre hanno brillato per tempestività ed efficacia. Il tutto ha comportato sempre secondo i dati Atac una contrazione importante sui biglietti venduti. Tale che per qualcuno adesso anche il concordato sarebbe a rischio. Soprattutto dopo che i tre commissari del Tribunale hanno fatto pervenire il 30 dicembre scorso una lettera. Indirizzata alla Raggi, all’assessore Pietro Calabrese e all’amministratore unico Vincenzo Mottura. Con accuse specifiche e gravi. In sintesi, il piano di rientro non sarebbe stato finora rispettato. E all’appello mancherebbero diversi milioni di euro. Ma i vertici dell’amministrazione si dicono tranquilli. C’è la volontà politica di non far saltare l’azienda, hanno fatto sapere da Palazzo Senatorio. Speriamo che basti, anche di fronte alle carte del Tribunale.
Atac a rischio crack. I commissari scrivono alla Raggi, impegni disattesi
Ad Atac mancano la metà dei ricavi da biglietti per il 2021
Ma quanto sarebbe grave l’ammanco in termini di cassa al quale l’Atac dovrà fare fronte per la contrazione nella vendita dei biglietti? Il calcolo e’ presto fatto. L’azienda dei trasporti di Roma si sostiene con il contratto di servizio stipulato con il Comune. Che a sua volta è destinatario di una parte del Fondo per i trasporti. Questo per il 65%, mentre il restante 35 deve essere ottenuto dai biglietti. Che come detto sono in caduta libera. Abbiamo già parlato con il Ministero dei Trasporti e con quello delle Finanze, hanno fatto sapere l’assessore Calabrese e l’Amministratore unico Mottura. E ci hanno garantito che c’è tutta la volontà di trovare una soluzione. Sarà certamente così, ma intanto i commissari aspettano risposte urgenti. Visto che dalla firma del concordato è passato già un anno e mezzo. E che siamo al giro di boa, perché in tre anni tutta la procedura dovrà essere chiusa.
Tutti i nodi sul tavolo, da Roma metropolitane ai filobus fermi in rimessa
Non c’è solo il concordato a non far dormire sonni tranquilli in Atac. Infatti sono molti i problemi non risolti, a cominciare dal potenziamento del trasporto pubblico. Obbligatorio in tempi di covid, ma realizzato facendo ricorso ai provati. E dunque impegnando altro denaro dei contribuenti. Per non parlare della società Roma metropolitane, da mesi in liquidazione. Con i suoi 150 dipendenti che sperano in un accordo diretto con il Comune o con l’azienda madre. Rischiando in caso contrario di andare tutti a casa. E infine c’è da gestire lo scandalo dei filobus fermi nella rimessa di Tor Pagnotta. Per un contenzioso con la ditta che ha realizzato l’infrastruttura, che ha chiesto il pignoramento dei conti correnti. Rendendo impossibile la gestione e la riparazione dei mezzi. Insomma, dal Campidoglio vedranno anche il bicchiere mezzo pieno. Ma la bevanda che contiene potrebbe essere tutt’altro che piacevole.
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