Atac, scrive il presidente ma gli autisti vanno al massacro
Gli autisti dell’ATAC sono mandati letteralmente al massacro. Come se dovessero andare al fronte, per garantire il trasporto pubblico a Roma. Per carità, si tratta di un servizio essenziale. Giusto garantire la mobilità indispensabile anche in un periodo di grave emergenza come questo. Ma non si capisce davvero perché debbano circolare lo stesso numero di autobus di quando la città è piena zeppa di gente. In quel caso i bus erano sempre troppo pochi, adesso circolano semivuoti. Ma l’azienda non molla, e anzi rilancia. Il presidente Paolo Simioni ha scritto una lettera a tutti i dipendenti dal titolo inequivocabile. Uniti nell’emergenza. Un richiamo al dovere e al sacrificio in questo momento eccezionale, certo. Ma per il sindacato anche una grande presa in giro. Vediamo perché.
Autisti mandati al massacro
Il segretario della FAISA CISEL Claudio di Francesco è una furia. La lettera del presidente? Una presa per il c…le parole del sindacalista, che non lasciano spazio ad equivoci. Gli autisti sono mandati al massacro, girano senza mascherina e nelle vetture più vecchie protetti dal pubblico solo da una catenella. La sanificazione viene fatta la sera ai depositi, ma noi non l’abbiamo mai vista. Non sappiamo che disinfettanti si usano, in quale dose e se sono quelli giusti. Ma soprattutto troviamo assurdo quello che sta succedendo. L’ATAC sta facendo girare tutti gli autobus a pieno regime, come quando la gente deve andare al lavoro. Invece dovremmo stare tutti a casa. Alcuni autisti hanno anche ottanta giorni di ferie arretrate. Potrebbero essere fatti ruotare, si potrebbero rivedere i turni. Invece niente. Già oltre duecento stanno in malattia, molti hanno i figli piccoli. Che dovrebbero fare?
Uniti nell’emergenza. Ma i dirigenti hanno il telelavoro
Uniti nell’emergenza, questo il titolo della lettera inviata dal presidente dell’ATAC a tutti i lavoratori dell’azienda del trasporto capitolino. La nostra missione è essenziale, ci mettiamo al servizio delle persone sacrificando un po’ di noi stessi per rendere migliore la vita degli altri. Senz’altro belle parole, ma che evidentemente non valgono per tutti. Perché se è vero che gli autisti sono al chiodo anche in queste ore, per i dirigenti sarebbe previsto il telelavoro. Che non è proprio la stessa cosa rispetto allo stare in trincea. Per gli oltre 1300 impiegati amministrativi dell’azienda invece ancora di lavorare da casa non se ne parla. È atteso un provvedimento forse in queste ore, ma per adesso sono solo voci informali. Tutti al lavoro, tutti vicini come se niente fosse. In barba al decreto Conte.
Il sospetto del sindacato
Il sospetto viene sollevato sempre dal sindacato, ed è di quelli che farebbero scoppiare un putiferio. Se solo il dubbio diventasse certezza. Claudio di Francesco la butta la’ ma sembra convinto di quello che dice. Non vorremmo che ci fosse una giustificazione inconfessabile dietro a questa cosa di far girare comunque gli autobus semivuoti. Da poco è stato firmato il concordato per evitare il fallimento dell’azienda. Un sacco di soldi, che obbligano l’ATAC a rispettare al millimetro il piano industriale. Nel quale ci sono anche i chilometri che deve fare al giorno ogni vettura. Non vorremmo che i bus girino vuoti per permettere alla società di pagarsi il concordato. Sulla pelle dei lavoratori. Sarebbe uno scandalo inaccettabile. E nel caso scenderemo davvero sul piede di guerra. Va bene essere responsabili, ma con la salute dei lavoratori non si può giocare.