Attentato all’imprenditore anti usura, arrestati gli strozzini

Era la sera del 14 giugno. Quando attorno alle 21.45, un noto imprenditore di Pomezia veniva aspettato davanti casa. Dopo essere uscito dal suo mobilificio. E colpito con alcuni colpi di pistola. Un attentato da far west, reso ancor più odioso dal fatto che il mobiliere ara attivamente impegnato sul fronte anti usura. E qualcuno aveva voluto fargliela pagare. Ora però, a meno di un mese di distanza, il cerchio attorno ai criminali si è chiuso.  Così attentatore e strozzini sono stati assicurati alla giustizia.

Ad esplodere i colpi un uomo con il volto coperto, per non essere riconosciuto. Obiettivo Basilio Bucciarelli, imprenditore pometino nel campo dei mobili e degli immobili. Lo ha aspettato nascosto dietro a un muro, acquattato in modo che il guardiano non si accorgesse di lui. Poi, quando il suo obiettivo è arrivato, alle 21:45, ha atteso che scendesse dall’auto per poi passare in azione. Il sicario è stato veloce, ma la vittima è riuscita ad esserlo ancora di più. Il malvivente ha puntato l’arma all’altezza del busto del suo avversario. Adesso però su quanto accaduto a metà giugno scorso sono emersi ulteriori particolari inediti.

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L’imprenditore Basilio Bucciarelli aveva evitato i colpi e risposto al fuoco

Ha iniziato a sparare. Ma Bucciarelli è stato rapido a spostarsi e ad estrarre la sua, di pistola. Con quella ha risposto al fuoco. 7 i colpi partiti dall’arma del malvivente, 3 quelli del mobiliere. La sparatoria è avvenuta martedì 14 giugno, nel piazzale antistante l’abitazione dell’imprenditore. Il killer, preso alla sprovvista dalla reazione di Bucciarelli, ha capito che era meglio fuggire. Ha fatto a piedi la trentina di metri che lo separava dal cancello d’entrata su via della Motomeccanica. Poi si è dileguato nel buio, salendo probabilmente dentro un’auto. A terra i 10 bossoli. In piedi Bucciarelli, sconvolto, e il guardiano, anche lui confuso e agitato. Sul posto, chiamati dallo stesso imprenditore, sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Pomezia.

Giustizia e’ fatta

I militari hanno immediatamente fatto partire le ricerche del sicario, che al momento resta ancora sconosciuto. Le indagini sono condotte dalla Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Da tempo l’imprenditore gira armato, perché teme per la sua incolumità. Grazie ai suoi racconti, sono stati arrestati tre strozzini di grosso calibro e altre persone potrebbero essere arrestate. Probabilmente qualcuno teme proprio questo: che le parole di Bucciarelli possano tradursi in una condanna per sé stesso. E vuole farlo tacere.

Il primo strozzino che Bucciarelli fa arrestare è l’ex pugile Francesco Lomasto. La vicenda finisce su tutti i giornali. Lomasto viene colto in flagranza di reato dai Carabinieri del Nucleo Operativo dell’Eur e arrestato nel maggio del 2020.

Il pugile di Pomezia, ormai trasferitosi ad Acilia, accusato del reato di usura, viene bloccato mentre riceve dalla vittima due orologi di pregio del valore complessivo di 33.000 euro. Gli orologi sono solo uno dei tanti “acconti” che Bucciarelli è costretto a pagare per saldare un debito inestinguibile. Dopo che, in difficoltà economiche, aveva chiesto un prestito. Finendo nella rete degli estorsioni. I tassi del 10% applicati hanno portato Bucciarelli a versare, dal 2018, 347.000,00 euro a titolo di soli interessi.

I tre strozzini

Il secondo, invece, è Sergio S., 42enne nato a Roma, ma con origini dell’Est Europa. L’uomo vanta amicizie potenti per farsi restituire un prestito di 50 mila euro, di cui in realtà ne vengono concessi solo 45 mila, visto che gli interessi sono trattenuti in anticipo e ammontano a 5 mila euro al mese.

Ma è il terzo uomo arrestato a destare più preoccupazione nell’imprenditore pometino. Bucciarelli, infatti, finisce nelle maglie di un altro usuraio, Pasquale Lombardi. Si tratta dello stesso uomo tratto in arresto il 3 giugno 2019 nell’ambito dell’inchiesta Equilibri, in cui fu coinvolto il clan Fragalà, per fatti di riciclaggio ed estorsione consumati proprio con appartenenti al clan. Il mobiliere è nelle sue mani da molti anni. Nel 2016 si era fatto fare un prestito di 100 mila euro, poi interamente restituito, compresi gli interessi. Ma nel 2018 Bucciarelli ha nuovamente bisogno di soldi. Il debito con il fisco non è ancora stato saldato e la pressione dell’altro estorsore è pesante. Pensa di poter prendere fiato chiedendo altri soldi e si fa quindi prestare altri 100 mila euro. Ma è la sua condanna al girone dantesco dell’inferno.