Ausiliari scuola, in 500 restano a casa. È allarme occupazione a Roma e nel Lazio

Sono gli ATA, gli operatori scolastici che forniscono i servizi di supporto ausiliari alla scuola. Tutte quelle incombenze diverse dalla didattica, che consentono comunque agli istituti di aprire le porte ogni mattina. Molti di loro erano precari, e nello scorso anno in tutta Italia ne sono stati stabilizzati circa 14 mila. Peccato però che una parte di questi lavoratori sia rimasta esclusa dai provvedimenti del governo. Si tratta di tutti quelli che non avevano i cinque anni di servizio, che sono rimasti a casa. E dal 31 dicembre, anche senza gli ammortizzatori sociali. Sono circa 1200 nel Paese, ma di questi ben 500 si trovano a Roma e nel Lazio. Per questo il sindacato ha chiesto al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,  dell’ Istruzione, alla Conferenza delle Regioni e all’Anci di aprire subito un tavolo. Per trovare una soluzione che non lasci indietro nessuno. E che non getti nel panico e nella indigenza centinaia di famiglie.

Sugli ausiliari rimasti a casa il sindacato promette battaglia

Una vertenza per la quale Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto di attivare un tavolo governativo affinchè si ritirino i licenziamenti. “Bisogna assicurare continuità occupazionale e reddituale alle lavoratrici e ai lavoratori rimasti fuori dal percorso di internalizzazione attivato dal Ministero dell’Istruzione”. Da qui la richiesta di mettere in sicurezza le persone attivando gli ammortizzatori sociali, anche a fronte dei nuovi interventi legislativi contenuti nella Legge di Bilancio, “che creano le condizioni per effettuare nuove e ulteriori assunzioni negli organici Ata”.

Ma per adesso c’è la fumata nera. Le imprese presenti infatti non hanno accolto le richieste delle organizzazioni sindacali. Che anche per queste ragioni, non si sono rese disponibili a sottoscrivere alcun documento che potesse avvalorare la procedura attivata dalle imprese. Immediato il sollecito per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dell’Istruzione, la Conferenza delle Regioni e l’ANCI per la convocazione urgente di un incontro con tutte le parti coinvolte. Al fine di individuare strumenti e soluzioni indispensabili per tutelare le lavoratrici e i lavoratori interessati.

“In attesa – sottolineano i sindacati – di giungere a una soluzione occupazionale e reddituale definitiva per tutti, perché nessuno rimanga escluso”.