Per una bambina come Indi Gregory la vita non è sacra…

Indi Gregory bambina

Si è scatenato il solito dibattito sulla piccola Indi Gregory, una bambina che ci ha prima spronato a tifare per la sua vita e poi ci ha reso tutti più tristi per la sua breve esistenza. Ma qui non stiamo a discutere di soluzioni scientifiche rispetto ad una malattia devastante. Chissà chi avrebbe potuto salvarla.

Ma c’è un altro tema che riguarda il cinismo di quei giudici inglesi – e di quei medici – che hanno detto no ad ogni tentativo di salvare una bimbetta di appena otto mesi. E l’alzata di spalle rispetto alla mossa del governo italiano di cercare di garantire le ultime cure possibili al Bambino Gesù con la concessione della cittadinanza italiana.

Quel no a Indi Gregory, una bambina …

Quella bambina, Indi Gregory, invece è stata lasciata morire. E ci vogliamo augurare che il governo del nostro Paese voglia e sappia ottenere da Londra spiegazioni sufficienti per capire il senso di tanto ostracismo verso quella che era diventata la richiesta di un importante paese occidentale.

Altro non vogliamo sapere, se non che fa abbastanza schifo quella sinistra che attacca Palazzo Chigi per aver tentato tutto il possibile per salvaguardare la sacralità della vita. Che è un valore e non uno sfizio dei nostri governanti. Dovrebbe essere così per tutti ma a quanto pare non per chi si oppone persino agli sforzi compiuti per Indi.

Abbracciamo i suoi genitori per il dolore che provano

Abbracciamo i genitori di quell’Angelo volato in Paradiso, la loro battaglia – ancorché vana – è stata ammirevole. E in fondo avrebbero almeno avuto il diritto di vederla andarsene da casa sua e non dal letto di un hospice londinese. Coraggio e amore non sono bastati.

A Londra hanno stabilito che il giudice della vita sono proprio i tribunali e questo violenta ogni nostra opinione. Burocrati, e altro non sono, coloro i quali non sono riusciti a dare una soluzione positiva – almeno in termini di speranza – ad una bambina così piccola. Ci vergogniamo per loro.