Banche, edicole e negozi: ecco come il digitale provoca la desertificazione delle nostre città

edicola Rocca Priora
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Il conto online, le notizie sullo smartphone, gli acquisti con l’ecommerce, da una parte. Le banche che chiudono, le edicole spariscono e i negozi più piccoli faticano a resistere, dall’altra. Il digitale, con le abitudini di acquisto di beni e servizi da remoto che si consolidano, sta svuotando gli spazi fisici, cambiando l’aspetto di città e paesi. I numeri sono impietosi e danno la percezione di  trasformazione dei luoghi che tradizionalmente costituivano punti di riferimento. Con una conseguenza sottovalutata: le condizioni di accesso al digitale non sono uguali per tutti, determinate anche dal fattore anagrafico e dalle condizioni economiche. Il rischio è quello di tagliare fuori la fascia di popolazione più anziana e meno abbiente, di fatto esclusa dalla transizione digitale.

Gli istituti di credito lasciano il territorio

La desertificazione bancaria continua ad avanzare, come emerge dalla fotografia della First Cisl. Nel 2023 in Italia hanno chiuso 826 sportelli, a fine 2022 erano stati 677 (-3,9%). Un quarto del territorio nazionale, con una superficie maggiore di quella di Lombardia, Veneto e Piemonte, è stato abbandonato dagli istituti di credito. Aumenta anche il numero di persone che non hanno accesso ad una filiale nel comune di residenza: sono 362mila in più rispetto a un anno fa. Sono oltre 6 milioni, invece, gli italiani residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello e che rischiano di trovarsi a breve tagliati fuori dai servizi bancari. Il 41,5% dei comuni italiani, circa 3.300, non ha più sportelli bancari sul proprio territorio.

Il 41 per cento dei comuni italiani non ha più uno sportello sul proprio territorio

Nel corso del 2023 sono stati 134 i comuni desertificati. Un processo che è avanzato negli ultimi anni con sempre maggiore rapidità: tra il 2015 e il 2023 il 13% dei comuni italiani ha visto chiudere l’ultima filiale. Una percentuale che potrebbe salire ulteriormente: i comuni con un solo sportello sono infatti il 24% del totale. A rendere più acuto il malessere sociale è la modesta diffusione dell’internet banking: in Italia lo utilizza solo il 51,5% degli utenti contro una media Ue del 63,9%. Aumenta inoltre anche il numero delle imprese che hanno sede in comuni privi di sportello bancario: sono 255mila, 22mila in più rispetto ad un anno fa.

In quattro anni sono sparite 2700 edicole

Passando alle edicole, sono i numeri di Unioncamere-InfoCamere a scattare la fotografia. In 4 anni, sparite quasi 2.700 edicole in tutto il Paese, di cui 2.327 erano imprese individuali. Una perdita secca superiore al 16% (-18,6% considerando le sole ditte individuali), con tassi di variazione anche a doppia cifra in tante province, a partire da Isernia, che ha visto chiudere oltre un terzo delle unità locali, Trieste che registra un -31,1%, Ancona che supera il -30%. Solo Bolzano e Sondrio, grazie all’apertura di una nuova edicola nel quadriennio, vedono crescere questa tipologia di impresa, mentre Oristano mantiene tutte le sue 51 rivendite di giornali. A fine settembre i punti vendita di giornali contavano su circa 13.500 localizzazioni, mentre a settembre 2019 erano 16mila.

Sempre meno negozi al dettaglio

Prosegue inesorabile anche la riduzione del numero dei negozi al dettaglio. Se l’anno scorso erano state quasi 100mila le attività di commercio al dettaglio e oltre 15mila le imprese di commercio ambulante a essere sparite nei dieci anni precedenti, nel conteggio 2024 il totale sale rispettivamente a più di 110mila e a oltre 24mila. Il quadro emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, effettuata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

La riduzione delle attività si verifica più al centro che nelle periferie

Concentrando l’analisi sulle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, un fenomeno che interessa tanto il Centro-Nord che il Mezzogiorno, fino allo scorso anno caratterizzato – quest’ultimo – da una maggiore vivacità commerciale. Nei centri storici sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più quelle che offrono servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), oltre alle attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).

(Di Fabio Insenga per Adnkronos)