Benedetta Tv – Bella ma’: Don Pierluigi Diaco e la tv oratorio
Ieri sera l’immarcescibile Don Matteo vince serenamente con il 23%, nonostante Canale5 proponesse l’ottavo di finale di Coppa Italia Juventus Bologna, che si ferma al 17.2%. L’ultima puntata stagionale di Belve chiude con un ottimo 12.2%. Di Martedì su La7 doppia È sempre Cartabianca su Rete4. Anche qui pensare di differenziare la programmazione di due talk con un pubblico sovrapponibile è davvero tanto difficile? Ma noi oggi ci occupiamo del daytime pomeridiano e, in particolare, di quello di Raidue.
Bella Ma’: non è detto che giovani e vecchi debbano per forza litigare
Di Ore 14 e di Milo Infante abbiamo già parlato. Il suo approfondimento giornalistico lascia la rete, solitamente, tra l’8 e il 9%. Poi cambia tutto. Arriva Pierluigi Diaco con Bella Ma’. Perde un paio di punti (ieri ha totalizzato il 6.5%) ma sarebbe strano se non accadesse. Si passa dalla cronaca nera a un ambiente festoso anche se raccolto.
Più volte il conduttore definisce la trasmissione «il programma del buonumore». È naturale che anche il pubblico di riferimento sia diverso. I telespettatori a cui si rivolge sono rappresentati nella platea presente in studio, nettamente suddivisa tra “boomer” sopra i cinquantacinque anni e “generazione Zeta”, ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Non sono previsti i “giovani adulti”, quindi, che sono anche il target merceologico più ricercato dagli inserzionisti pubblicitari, ma tant’è.
Quella del mettere a confronto le generazioni è una vecchia fissa di Diaco, se pensate che il suo debutto televisivo nel 1995 su TeleMonteCarlo si intitolava proprio TMC Giovani-Vecchi. Ma non vi aspettate di assistere a scontri generazionali in cui la nostalgia degli anziani si scontra con la ribellione iconoclasta dei giovani. Il clima del programma è quello della conciliazione, del venirsi incontro, del dialogare sui valori comuni.
L’oratorio anni ’70
Nel guardare Bella Ma’ si ha l’impressione di ritrovarsi in un oratorio durante gli anni ’70. Quando, in quell’epoca di forti tensioni sociali, alcuni sacerdoti illuminati riunivano appunto giovani e anziani per stemperare le inquietudini e offrire con il gioco, il canto e la condivisione un po’ di senso in un mondo che sembrava averlo definitivamente smarrito.
Anche la struttura del programma corrisponde all’andamento di quei lontani pomeriggi. Si parte con la “testimonianza edificante”. Ieri era ospite Alessandra Zavoli, giornalista ed ex moglie di Sergio. È stata l’occasione per parlare di uno dei maggiori intellettuali e giornalisti del secolo scorso. Inventore di programmi televisivi storici da Processo alla tappa (in cui per la prima volta venne usato il “registratore video magnetico” da cui l’acronimo RVM che ormai è diventato sinonimo di filmato) a La Notte della Repubblica.
Pierluigi Diaco, il “Don” che tiene insieme tutti
Ma ciò a cui le domande di “Don” Pierluigi Diaco tendevano era fare emergere come la figura di Sergio Zavoli fosse un trait d’union generazionale. Nonostante fosse nato nel 1923, è sempre stato proiettato verso le novità del mondo, curioso e deciso a raccontarle al pubblico televisivo. Finita la testimonianza c’è stato un sentito saluto a Papa Francesco in occasione del suo compleanno. Tutti in piedi mentre due rappresentanti dei gruppi generazionali hanno espresso un augurio particolare un po’ come durante l’Offertorio.
Poi finalmente si canta, con Marco Morandi e Gino Castaldo. Anche nel loro abbigliamento sono abbastanza preteschi: girocollo grigio scuro, pantaloni neri. Il tema della puntata è (guarda un po’) l’amicizia. Così si cantano canzoni di Venditti, Cocciante, Dalla, De Crescenzo, ma solo quelle che parlano di amicizia. E si cantano insieme a squarciagola proprio come accadeva all’oratorio. A un certo punto Diaco chiede a Marco Morandi quale sia la sua “canzone amica”, il figlio di cotanto padre risponde «L’Animale di Franco Battiato» ed ecco il colpo di scena. Il Don prende la chitarra e suona il brano che tutti, come sempre, cantano in coro. Perché è vero che ormai è il Don ma anche lui ha un passato avventuroso che ogni tanto riemerge.
Bella Ma’ il bisogno di consolazione
Si finisce, come è giusto che sia, giocando. E il gioco è la messa in scena di una fiaba, anzi chiamiamola pure recita del resto la definisce così Diaco stesso. La sua conduzione “pastorale” si rivela in molte circostanze come quando racconta di una signora che ha incontrato fuori dall’ufficio postale che aveva da poco perso il marito. Poi la presenta in puntata esaudendo il suo desiderio, perché lei guarda ogni giorno Bella Ma’ e ne trae consolazione. Ecco, forse è questa la parola più giusta per definire il programma. Siamo nel 2024, gli oratori non ci sono più (o sono molto più rari) ma di consolazione ce n’è bisogno oggi più di allora.
La Porta Magica: che confusione!
Dopo Bella Ma’ il testimone passa alla rubrica condotta da Andrea Delogu, La Porta Magica. È una rubrica in cui le persone vengono aiutate a realizzare un sogno. Niente di nuovo. La Delogu è decisamente più brava del programma che le tocca presentare. Ieri le storie erano quelle di una ragazza che voleva un vestito da sposa di alta sartoria. E di una nuora che, per una volta, avrebbe voluto cucinare meglio della suocera. Questo tipo di format si può fare in molti modi. A La Porta Magica lo fanno male.
Modelle vs gente comune
Partiamo dalle spose. Innanzitutto è controproducente mostrare i vestiti tra cui la ragazza dovrà scegliere indossati da modelle strafighe. Per quanto sia brava la stilista, l’effetto finale sarà sempre deludente, a meno che la convenuta non abbia le misure di Bella Hadid. E non era il caso di ieri.
Per quanto riguarda l’aspirante cuoca. Ovviamente è stata affiancata da uno chef professionista che le ha insegnato a fare le lasagne alla bolognese partendo da zero. È normale in questi casi che il tutto avvenga con tempi che poi sono sintetizzati con il montaggio. Bisogna però rispettare una “consecutio”, come si diceva al liceo.
Tempi “mescolati” male
Invece a La Porta Magica è tutto vissuto in contemporanea, ma non lo è. Le immagini vengono giustapposte, per cui abbiamo lasciato la nuora che cucinava inzaccherata di farina. E ci ritroviamo al centro dello studio con i piatti già in tavola senza che nessun elemento, neanche grafico, faccia capire che è passato del tempo. La Delogu se ne rende conto e cerca di rimediare. «Siamo tornati e quello che avete visto è successo un’ora fa…». Ogni tanto tenta anche di giustificarsi. «Questo programma è senza logica… ed è quello che ci piace».
Ieri per esempio l’assaggio dei piatti è stato fatto fare a un non meglio identificato personaggio vestito da Babbo Natale (probabilmente qualche ragazzo della redazione) che non ha detto una parola, ha indicato il piatto che preferiva ed è stato cacciato dallo studio. Andrea Delogu ha provato a minimizzare con citazioni di Una poltrona per due. Certo, si può anche spingersi verso la comicità surreale, ma per farlo bisogna essere i Monty Python e La Porta Magica ne è davvero molto lontana.