Benedetta Tv – Dinner Club: meglio meno puntate

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Da pochi giorni è disponibile su Amazon Prime Video la terza stagione di Dinner Club, il docu reality in cui Carlo Cracco insegna ad alcune celebrities a cucinare viaggiando per l’Italia. Nelle prime due edizioni lo chef si spostava tra le regioni italiane con ciascuno dei suoi ospiti (4) singolarmente e, concluso il viaggio cenava insieme agli altri, raccontando l’itinerario percorso e aiutando il suo “discepolo” a cucinare il menù della serata con i piatti imparati lungo il tragitto.

In questa stagione, invece, le celebrities sono 3, viaggiano tutti insieme e c’è un’unica cena finale in cui gli allievi, a turno, cucinano per gli invitati che sono, oltre al cast due ex partecipanti più un ospite speciale che potrebbe essere il protagonista della prossima stagione. Questa nuova formula ha ridotto il numero delle puntate che da 6 passano a 4 ma soprattutto ha provato a risolvere il principale difetto delle edizioni precedenti: la scarsa attitudine alla recitazione di Carlo Cracco.

Dinner Club: quando il cast è tutto

La serie è piacevole da seguire. Le riprese e la fotografia soprattutto sono di livello cinematografico ma soprattutto i personaggi coinvolti sono artisti di primissimo livello, “serieA” come si usa dire. In questa edizione ci sono Christian De Sica, Rocco Papaleo, Emanuela Fanelli più Antonio Albanese e Sabrina Ferilli in rappresentanza delle passate stagioni e come ospite a sorpresa Corrado Guzzanti. In quelle passate si sono avvicendati Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Fabio De Luigi, Luca Zingaretti, Diego Abbatantuono; Marco Giallini, Luciana Littizzetto, Valerio Mastandrea. Questa lista di personaggi è il sogno impossibile di qualunque programma televisivo.

Anche solo una di queste presenze sarebbe il centro attorno a cui costruire la scaletta della puntata di un varietà. L’unica possibilità di averli ospiti è quando hanno qualcosa da promuovere, e, in quel caso la loro partecipazione (a parte pochissime eccezioni) è sempre un po’ reticente, e quindi poco efficace. Capite che averne quattro o cinque insieme contemporaneamente sotto lo stesso tetto è una garanzia di successo abbastanza indubbia. Come è riuscita Amazon a riunire tante personalità tutte in una volta? C’è una sola risposta credibile: vengono strapagati. Se c’è un problema che il colosso statunitense non ha è la liquidità, ma questi supercompensi (valgono anche per Celebrity Hunted e LOL) hanno fatto saltare il mercato degli ospiti televisivi. Detto ciò Dinner Club ha rischiato di invalidare questo atout e la causa ha un nome e un cognome: Carlo Cracco

Carlo Cracco: essere un grande chef non garantisce lo spettacolo

Sulle qualità culinarie di Carlo Cracco c’è poco da dire ma su come riesce a stare davanti alla macchina da presa invece sì. È rigido, poco empatico e quando cerca di fare il brillante fa lo stesso effetto del nonno un po’ stordito ai pranzi in famiglia: imbarazzanti giochi di parole che non fanno ridere nessuno. Insomma la spalla peggiore che un artista possa avere al suo fianco. Già nella seconda edizione Paola Cortellesi aveva cercato di trasformare in gag questa sua assenza di senso dell’umorismo ma con molta fatica. Quest’anno il fatto che il viaggio sia stato corale ha evitato gli imbarazzi del rapporto a tu per tu con lo chef e anzi De Sica, Fanelli e Papaleo si sono spesso coalizzati mettendo in mezzo Cracco a situazioni comiche improvvisate durante il percorso.

Anche l’affiatamento tra gli artisti è cresciuto con il passare del tempo e i chilometri trascorsi. Così come in crescendo è stato il clima della cena con Ferilli, Albanese e Guzzanti, complice anche il grado alcolico dei partecipanti e quindi la loro voglia di mettersi in gioco. L’effetto, televisivamente parlando, è quello per cui ogni puntata è più divertente di quella precedente, perché si stabilisce una linea narrativa orizzontale in cui i protagonisti crescono di episodio in episodio come avviene nelle fiction. Basterà questo a confermare Dinner Club per altre stagioni? Staremo a vedere, temo però che presto o tardi il bacino da cui attingere a partecipanti di alto livello si esaurisca, a quel punto sarà molto dura proseguire.

Raidue e TV8: continuiamo così facciamoci del male

Ieri la serata è stata piuttosto moscia per gli ascolti. Raiuno e Canale 5 hanno sostanzialmente pareggiato per quel che riguarda lo share 17.8% a 17.5%; ma non per il numero di telespettatori. Tra L’Amica Geniale e Il Grande Fratello ballano 1 milione di spettatori in favore della fiction di Raiuno. Nessuno comunque ha raggiunto la fatidica soglia del 20%. Il dato che invece fa riflettere è quello di Raiduo con Ale e Franz (780mila spettatori con il 4,2% su Raidiue) se paragonato con quello del Gialappa Show (860mila spettatori con il 4.9). Ne abbiamo già parlato. La comicità è certamente il genere più penalizzato nella tv odierna. Basti pensare al numero di talk show presenti nei palinsesti e ai rarissimi casi di programmi comici.

Ma allora perché anche in quelle pochissime occasioni le reti decidono di contrapporre programmi che hanno evidentemente lo stesso tipo di pubblico? Non siamo più negli anni 90 quando ogni rete aveva degli appuntamenti settimanali che garantivano l’identità del canale, uno zoccolo duro di telespettatori a cui riferirsi e soprattutto non deludere. Oggi l’offerta è talmente frammentata e molteplice che dividere ulteriormente i target a cui ci si rivolge è solamente autolesionista. Ieri sera comunque Raiduo con Ale e Franz è calata non poco rispetto alla puntata di debutto (1 milone e 370mila con il 7.7%) e se a Gialappa Show aggiungiamo i quasi 300mila spettatori che hanno seguito la replica immediata dopo la fine del programma su TV8 (senza contare chi ha seguito lo Show su SkyUno e + Uno) la distanza tra le due trasmissioni aumenta e non di poco.

L’importanza degli ospiti

Credo che molto del calo di Raidue sia da attribuire all’ospite d’onore della puntata. Mentre dai Gialappi la co-conduttrice è stata Serena Rossi attrice, cantante e show girl che si è messa al servizio delle gag del programma, Ale e Franz hanno ospitato il più grande bluff degli ultimi trent’anni della storia dello spettacolo italiano: Valeria Marini. È incapace di fare qualunque cosa e la sua incostanza e arroganza (apparse evidenti nel bakstage della puntata Raiduo Behind The Scenes) risulta fastidiosa come oltremodo fastidioso è il continuo ripetere la formula «baci stellari» che la sedicente showgirl utilizza ogni volta che apre bocca.

È il titolo di una sua canzone uscita un paio d’anni fa che però è diventata anche una linea di magliette, giojelli e profumi per cui la nostra si fregia dell’ulteriore immeritato titolo di imprenditrice. Chi è la mente geniale convinta che inserire la presenza di Valeria Marini all’interno di un programma comico possa arricchirne i contenuti?

L’Eredità vs La Ruota Della Fortuna: c’è lotta nel preserale

Ieri il preserale di Raiuno e quello di Canale5 hanno decretato un quasi pareggio. È una notizia perché questa fascia oraria da decenni ha come grande protagonista L’Eredità. Negli anni sono cambiati conduttori ma il formato si è sempre confermato il più amato e quindi scelto dal pubblico. Ora Canale5 sembra in grado di insidiare quel primato e non con un nuovo sfolgorante programma ma con La Ruota Della Fortuna in onda addirittura dal 1987. Sono due format fortissimi e allora credo che il fatto che alla conduzione del game show di Canale5, da quest’anno, sia arrivato Gerry Scotti abbia il suo peso. Marco Liorni, ultimo arrivato al comando de L’Eredità è un bravo presentatore, Gerry Scotti è un valore aggiunto.