Benedetta Tv-Mara Venier e le Stagioni dell’Amore quando il cringe si fa tv

Il sabato pomeriggio alle 14:00 su RaiUno va in onda un programma, condotto da Mara Venier intitolato Le Stagioni dell’Amore. Si tratta di un “dating show”, cioè un format in cui vengono fatte incontrare persone che potrebbero decidere di cominciare una relazione. Vederlo è un’esperienza tremenda, nel senso che è si prova quel particolare disagio che nasce quando osserviamo qualcuno compiere un’azione imbarazzante e ci sentiamo male per lui. Una situazione che nel linguaggio moderno è sintetizzata dalla parola “cringe”.
È tutto cringe a partire dall’idea
Le Stagioni dell’Amore è riservato a persone over 60. A un uomo o una donna che cercano una relazione per la terza parte della loro vita vengono presentati tre possibili candidati in un modo abbastanza particolare. L’incontro non avviene tra loro ma tramite degli “avatar” interpretati da attori, simili nelle fattezze alle persone reali quando avevano vent’anni. Questi avatar attraverso degli auricolari parlano tra loro seguendo le indicazioni dei protagonisti. Dopo i tre colloqui il o la richiedente deve scegliere chi dei tre incontrare nella realtà e, a quel punto, decidere se proseguire o no una relazione. Sulla carta potrebbe anche sembrare suggestivo, il problema è che i giovani attori scelti come avatar, ovviamente, non sono Sean Penn o Meryl Streep, tutt’altro. Anche chi li guida è molto distante da. che so, Raymond Carver o Alda Merini. I tentativi di approccio si snodano dunque attraverso frasi banalotte riportate con una recitazione incerta che toglie anche quel minimo di pathos che una situazione da primo appuntamento richiederebbe.

È cringe anche l’ambientazione
Tutto questo accade all’interno di vagoni che vorrebbero rappresentare una location romantica. La messa in scena che vediamo però è quella di tre vetture abbandonate in un parchetto che restituisce un clima più da homeless che da “treno dell’amore”. I tablet con cui i reali protagonisti osservano l’incontro tra i due avatar sono incastonati in elementi scenografici retrò. Anche in questo caso l’effetto è quello di povertà di risorse piuttosto che nostalgico (tra l’altro di un oggetto che non è mai esistito). Stesso discorso per un momento ricorrente dell’incontro. I tre “pretendenti” portano con sé una musicassetta con una canzone che sia in qualche modo significativa della loro vita. Sorvoliamo sulla banalità delle scelte musicali (immancabili La Cura di Battiato o Toffee di Vasco), anche in questo caso la cassetta viene inserita in un registratore totalmente scenografato che ci appare come un’anonima scatola di legno. Non sarebbe stato meglio utilizzare un riproduttore stereo degli anni ’80? Quello avrebbe certamente restituito molto meglio il sapore del tempo passato.
È cringe la conduzione
A introdurre e separare i vari momenti dedicati agli incontri c’è Mara Venier. La forza della presentatrice romana è sempre stata la relazione molto familiare che riesce a esprimere con i suoi ospiti. Ne Le Stagioni dell’Amore però non incontra mai i protagonisti del programma. Il suo ruolo si limita appunto a quello di annunciatrice. Ma è un mestiere anche quello e certamente non appartiene a Venier. Risulta imbarazzata e imbarazzante nel ripetere formule e frasette sempre uguali, di puntata in puntata, senza alcuna variazione. Ogni volta prima della scelta finale dice «Io un’idea me la sono fatta su chi XXX sceglierà e credo anche voi da casa, ma lo scopriremo presto solo qualche minuto di pubblicità» Avrebbero potuto registrarla una volta sola buona per tutte le puntate.
La cosa più cringe è il finale
Il momento in cui l’imbarazzo e il disagio nello spettatore è maggiore è quello in cui, finalmente, le due persone si incontrano, per la prima volta, faccia a faccia. Il tempo come ci ricorda Dorian Gray è un giudice impietoso. Così è evidente la delusione (devo dire soprattutto da parte femminile) sulla faccia dei due che vedono la differenza tra l’immagine interpretata dagli avatar e quella reale dove gli anni hanno lasciato rughe e appesantimenti. Capisco che la sensazione di aver magari percepito un po’ di poesia nelle parole di qualcuno possa dissolversi davanti a quella sorta di impiegato del catasto occhialuto che ti trovi difronte. Però che ti aspettavi da un ultrasessantenne: Sean Connery o Paul Newman? E se anche hai avuto la benedizione del destino di essere invecchiato benissimo pensi che in quel caso uno partecipi a un dating show? Quindi sostanzialmente tutte le volte il finale recita così «Purtroppo non è scattata la scintilla» e ognuno se ne va per la propria strada. Davvero chi ha realizzato questo format (originale e pensato per il mercato internazionale!) si è immaginato la possibilità di un finale diverso? Ieri il programma ha totalizzato il 10.3% che potrebbe sembrare un risultato soddisfacente, peccato che rispetto a Linea Verde che l’ha preceduto ha perso la bellezza di nove punti di share.