Benedetta Tv – Masterchef 14 punta sulla scrittura
La sfida tra fiction di Raiuno e Canale 5 è stata senza storia. Don Matteo batte Endless Love 21.9% a 13.3. La serata di ieri è stata caratterizzata anche dal finale de Il contadino cerca moglie sul 9 e dal debutto della 14ª edizione di Masterchef su SkyUno. Il reality campagnolo condotto da Gabriele Corsi ha chiuso con un modesto 2.5%, mentre il cooking show targato Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli ha registrato un 4.9% uno dei migliori debutti di sempre che, ieri sera, ha battuto ancheRaidue.
Il contadino cerca moglie: vorrei ma non posso
FarmerWants a Wife è il titolo originale del format inglese che ha riscosso molto successo in vari paesi europei e anche oltreoceano. La prima edizione italiana risale ormai a 10 anni fa con, alla guida, Simona Ventura. Da noi non è mai riuscito a distinguersi, complice il fatto che fin dagli inizi è stato sempre programmato su reti “minori”: FOX, Fox Life,TV8 per approdare infine sul 9. Come conduttori si sono avvicendati la già citata Ventura, Ilenia Lazzarin, Diletta Leotta.
Dal 2021 il programma è stato preso in carico da Gabriele Corsi e si è stabilito sul 9. Quella conclusa ieri è stata l’8ª edizione. Gli elementi per rendere il programma un successo in realtà ci sono. Giovani che hanno scelto di lavorare la terra vengono raggiunti da possibili pretendenti che, condividendo le fatiche dell’agricoltura ma anche la poesia del contatto con la natura, si conoscono e potrebbero innamorarsi. Dopo un periodo di sei settimane di convivenza il o la contadina dovrà scegliere tra i (o le) pretendenti rimaste. Anche questi ultimi avranno la possibilità di accettare o no l’eventuale proposta. Per raccontare davvero bene le dinamiche che si possono sviluppare tra i partecipanti, bisognerebbe davvero riprenderli 24 ore su 24. Mostrare le interazioni, oltre che tra i pretendenti e il possibile consorte anche con altri componenti della famiglia.
I resoconti settimanali invece sembrano sempre molto artefatti, per cui assomigliano molto più a ricostruzioni. La ragione è certamente il contenimento dei costi. Servirebbero molte più risorse per seguire davvero la vita della fattoria e andrebbero moltiplicate per il numero di storie presentate che sono sempre almeno 8. Anche nella puntata di ieri sera, la finale, nel momento in cui contadine e contadini devono fare la scelta definitiva, si aveva l’impressione di rivedere continuamente lo stesso schema così che anche l’esito delle scelte si perdeva annacquato dalla ripetizione delle stesse immagini: inquadratura del contadino in auto, tragitto, incontro, rientro. Insomma un po’ come contare le pecore quando non ci si riesce ad addormentare.
Masterchef quasi una fiction in presa diretta
Masterchef nella sua ormai quindicennale storia ha avuto diverse modalità narrative. Nelle prime edizioni, a farla da padrone, era il conflitto tra giudici e partecipanti, a volte persino eccessivo. Piatti che volavano, preparazioni gettate nella spazzatura, grida e insulti. Questi comportamenti se, da una parte, rendono molto concretamente qual è il clima che si respira realmente all’interno delle cucine di molti ristoranti, dall’altra, fatalmente, dopo un po’ hanno stancato. Anche perché qualunque dinamica che preveda aggressività richiede che l’asticella si alzi sempre di più con il passare del tempo e certo non si poteva arrivare alla violenza fisica. In una seconda fase si è passati alla grandeur.
Grandi location in esterna, addirittura i casting per la sesta edizione si sono svolti alla Stazione Centrale di Milano con grande dispendio di mezzi e risorse. Il contenimento dei costi è però ormai un diktat inesorabile. Nelle scorse edizioni questo ha significato una lenta, ma inesorabile perdita di ascolti ma sembra che con questa nuova edizione un rimedio sia stato trovato. Gli autori hanno lavorato sulle storie dei partecipanti non in modo banale.
Nessuna concessione alla lacrima facile o all’ormai trito e ritrito desiderio di riscatto per cui qualcuno sembra pensare davvero che vincere un programma possa davvero cambiare la vita. Quelli visti ieri sera erano tutti personaggi tridimensionali, con storie complesse che sono però state solo accennate suscitando la curiosità dello spettatore. Quasi come se si stesse presentando il cast di una fiction. C’è l’arrogantella che si sente già arrivata ma quando ottiene il grembiule scoppia a piangere, il cinquantenne scappato dall’Iran negli anni ’80 ma ora dirigente che ha capito che il cibo è un modo di leggere il mondo e quello che gli è capitato. C’è il bagnino livornese della spiaggia di una RSA che nel sorriso degli ottuagenari ha trovato il senso delle cose e la signora altezzosa che però si rivela di grande sensibilità culinaria. Insomma personaggi degni di una serie come The Bear che non si vede l’ora di conoscere meglio. È solo la prima puntata ma se il buongiorno si vede dal mattino direi che sarà un’ottima edizione. Gli ascolti del debutto lo confermano.