Benedetta TV – Miss Italia non deve morire: il documentario Netflix che sembra un cinepanettone

Benedetta TV - Miss Italia non deve morire

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Dal 26 febbraio è disponibile su Netflix un documentario firmato da David Gallerano, Pietro Daviddi e Gregorio Romeo dal titolo Miss Italia Non Deve Morire. Racconta il “making of” dell’edizione 2023 del concorso di bellezza e della crisi di popolarità dello stesso contro cui da anni lotta Patrizia Mirigliani, figlia di Enzo, il leggendario “patron” che rese celebre il concorso nel dopoguerra.  

Miss Italia non deve morire: una storia che sembra raccontata dai Vanzina

Dal titolo uno si aspetterebbe un racconto apologetico del valore storico di Miss Italia. Una difesa a spada tratta della manifestazione da cui nel corso di più di 80 anni sono emerse personalità e talenti del mondo dello spettacolo e del cinema italiano da Lucia Bosé a Sofia Loren, da Martina Colombari a Miriam Leone.

Questa rievocazione invece è racchiusa nei primissimi minuti, a mo’ di introduzione. Poi parte la narrazione che descrive la fatica con cui Patrizia Mirigliani cerca di mantenere alto l’interesse e la popolarità di un evento che le si sta sgretolando tra le mani. La scelta degli autori è quella di presentare il rapporto che Mirigliani ha con gli agenti regionali, il vero cuore dell’organizzazione, le persone cioè che hanno il compito di selezionare le ragazze che poi parteciperanno al concorso.

Benedetta TV - Miss Italia non deve morire Netflix

Queste persone sembrano uscite dal cast di un cinepanettone. Parlano di “stile” come componente irrinunciabile, ma guardandoli si direbbe che il loro modello di ispirazione sia er monnezza. Da qui nasce un racconto esilarante delle fasi preparative alla finale di Miss Italia. I giudizi grevi sui vari “lati” delle ragazze si sprecano, con dei vertici inarrivabili.

C’è un momento emblematico, in cui un agente parla con un responsabile di modelle che gli propone partecipanti più “moderne”: “Beh, io rappresento Chiara Bordi, la modella con una protesi alla gamba” (che tra l’altro si è classificata terza a Miss Italia 2018). L’altro, spaesato, replica: “Chiara Bordi… ma che c’ha ‘na sorella?”. 

Miss Italia e la RAI: cronaca ironica di illusioni perdute

Questa ironia un po’ dissacrante è senz’altro voluta dal trio Daviddi Gallerano Romeo che ha realizzato Miss Italia Non Deve Morire. Gran parte del documentario è dedicato alla vana speranza di Mirigliani di riportare in RAI almeno la finalissima della kermesse. Quando viene descritto il primo incontro con i dirigenti di Viale Mazzini al baldanzoso entusiasmo dello staff viene abbinata come colonna sonora la marcia funebre della terza sinfonia di Beethoven.

Altrettanto significativi dell’intenzione ironica degli ideatori del documentario sono due dialoghi tra Casimiro Lieto (noto autore televisivo chiamato a costruire lo show per la finalissima), Mirigliani e uno dei suoi più stretti collaboratori. Nel primo Lieto cerca di spiegare quanto sia importante coinvolgere il mondo del cinema nel concorso proponendo come componente della giuria Gabriele Mainetti il collaboratore di Mirigliani controbatte dicendo «Ho un’idea, e se invece chiamassimo Mimmo Calopresti

Benedetta TV - Miss Italia non deve morire documentario Netflix

Lieto dopo uno sguardo un po’ desolato reagisce con «Vabbè ne riparliamo». Nel secondo dialogo si sta discutendo di una possibile presenza musicale e Lieto propone Gazzelle. Mirigliani lo guarda un po’ attonita e commenta «sì o qualcuno di moderno… a me piace molto J-Ax».

Modernità non significa inserire qualche miss “curvy”

Questa distanza dalla contemporaneità emerge in modo travolgente quando viene mostrato il (non) rapporto che lo staff di Miss Italia ha con i social network. Non solo ignorano persino la pronuncia corretta di parole ormai comuni come “hastag” o “follower” ma anche il significato di termini usuali da decenni come “trend”.

Se frequentassero un po’ di più i social si accorgerebbero di quanto, in ottant’anni sono cambiati i canoni estetici. I modelli di riferimento della bellezza femminile oggi sono Zendaya , Zoe Saldana, Emma Stone. Mirigliani e i suoi collaboratori sono rimasti a Tinì Cansino o come il documentario evidenzia Valeria Marini.

La parabola di Aurora: una ragazza contemporanea trattata come “tipo strano”

In questo senso è molto significativa una sottotrama scelta dagli autori del documentario che racconta l’esperienza di una ragazza di Tivoli, Aurora che decide di partecipare alle selezioni di Miss Italia. È bella, sportiva, capelli corti, poco a suo agio sui tacchi alti ma con una grande personalità. Anche qui non mancano i momenti di ilarità soprattutto legati alle discussioni familiari.

La più “retrograda” sembra la madre: «hai visto ieri sera la prima classificata co’ quelle cosce ‘ndo crede de anna’». Cerca sempre di convincere la figlia a mostrarsi un po’ più classicamente femminile. Aurora però crede in se stessa e va dritta per la sua strada. Alla fine capisce di essere stata portata fino alle soglie della finalissima perché era un “personaggio”, uno “specchio per allodole” e non, come lei sperava, un segnale di reale cambiamento.

Concludendo, la visione di Miss Italia Non Deve Morire fa davvero tanto ridere e racconta quanta distanza ci sia tra i gusti del pubblico e chi è ancora chiamato a soddisfarli. Perché forse Miss Italia davvero non deve morire, ma è evidente che, per come viene gestita oggi da Mirigliani e il suo entourage, il concorso ha ormai fatto il suo tempo.