Benedetta Tv-Morgane su RaiUno non regge il confronto con Stefano de Martino: le fiction belle come Adolescence sono su Netflix

Morgane

Contenuti dell'articolo

Ieri serata burrascosa per gli ascolti. Ha vinto Stasera Tutto è Possibile facendo raggiungere a RaiDue un ascolto ormai solo sognato con oltre 2 milioni e 300mila telespettatori con il 16%. Le prime due puntate della quarta stagione di Morgane – Detective Geniale in prima assoluta su RaiUno non riescono a ottenere più del 12.8%. Terza rete più seguita della serata è Italia1 che con Le Iene Show sfiora la doppia cifra (9.9%). A un soffio si piazza La7 con DiMartedì (9.7%). Solo quinta Canale5 che si ferma al 9% con il decimo episodio della saga Fast & Furious.

Morgane una serie francese di successo ma non da prima serata RaiUno

Morgane – Detective Geniale è una serie francese di grande successo che racconta le vicende di una donna, Morgane appunto, con un quoziente intellettivo molto alto, suo malgrado collaboratrice di polizia. Pur essendo geniale, è anche narcisista, volgarotta e sgradevole. Nonostante questo, come se fosse una calamita, tutti sono attratti, per varie ragioni, da lei, spettatori compresi. È l’ennesima variazione del crime drama con protagonista un’eroina (in questo caso) disfunzionale. Ma è scritta molto bene, i personaggi di contorno non sono banali o macchiettistici e ci sono sempre twist nella trama che favoriscono il perdurare della fedeltà del pubblico. È però un prodotto che, per quanto ben fatto, si rivolge a un target di appassionati del genere, che non può, anche se ampio, soddisfare le esigenze di ascolto della principale rete generalista. In special modo in prima serata. Programmarla su RaiUno, probabilmente, fa parte di una strategia per “proteggere” e favorire STEP ma dal servizio pubblico è lecito attendersi qualcosa in più.

Adolescence una serie inglese che sta facendo molto parlare di sé

Per esempio sarebbe molto interessante se, al posto di Morgane, RaiUno avesse mandato in onda Adolescence la serie che in questo momento è al primo posto delle scelte degli abbonati a Netflix. Anche in questo caso si tratta di un poliziesco che racconta le vicende di un tredicenne accusato di omicidio, ma al contrario di Morgane non è un prodotto di genere. Lo svolgersi della trama e soprattutto come viene raccontata evidenziano che l’episodio criminale da cui tutto deriva è solo un gancio per catturare lo spettatore per poi affrontare una serie di temi scottanti e contemporanei meglio di qualsiasi analisi sociologica.

Adolescence: quando scrittura regia e recitazione sono curati nei minimi dettagli

La serie si articola in quattro puntate. Ogni episodio è un lungo piano sequenza. Significa che la macchina da presa non stacca mai l’inquadratura. Gli attori e le azioni vengono ripresi con un unico punto di vista che viene a coincidere con quello dello spettatore. È una tecnica molto complicata perché implica innanzitutto che non si possono rifare le scene. Gli attori, comparse comprese, devono muoversi in maniera coordinata per lunghi momenti di tempo. Ci vuole una cura dei dettagli maniacale, nella scrittura, nella recitazione e nella regia. Difficile ma, se fatta bene, tiene incollato lo spettatore al racconto senza i cali di concentrazione che, inevitabilmente, le pause del montaggio e del cambiamento di unità di luogo e di ripresa impongono. Adolescensce non è fatta bene: di più.

Philip Barantini un regista che sa il fatto suo

A ben vedere in alcuni momenti si capisce che la ripresa non è un vero piano sequenza. Al termine della prima puntata si passa da una scena in cui due personaggi salgono in auto a una panormica dall’alto che non può essere stata realizzata se non con un drone, a un’altra scena in cui il padre del ragazzo porta un mazzo di fiori nel luogo dell’omicidio. Se fosse un vero piano sequenza questo implicherebbe che tutta la puntata sia stata girata con un drone, cosa impossibile. Certo le tecnologie moderne possono offrire delle soluzioni per rendere invisibili i cambi di telecamera ma Philip Barantini, il regista della serie, lo fa così bene che solo un occhio esperto se ne rende conto. Comunque anche questi piccoli escamotage non disturbano il flusso della narrazione. Barantini, anzi, sembra prenderci gusto a presentare situazioni quasi impossibili da realizzare con la tecnica del piano sequenza, strizzando l’occhio al pubblico esperto che si chiede “e mo’ come esce da questa situazione?” come all’inizio della quarta puntata. Ma ce la fa sempre, spesso in modo geniale il che aumenta ancora di più il fascino della visione.

Una grande recitazione con interpreti sorprendenti soprattutto uno

In un’operazione del genere bisogna che anche gli attori siano all’altezza del progetto. E lo sono. In modo particolare quella di Owen Cooper chiamato a ricoprire il ruolo del ragazzino protagonista della trama. Nella realtà ha 15 anni, due in più del suo personaggio. Mostra di avere un talento innato per la recitazione restituendo un ritratto a più dimensioni di un adolescente contemporaneo davvero strepitoso. Da non perdere anche la parte del padre del ragazzo interpretato da Stephen Graham che insieme a Jack Thorne firma anche la sceneggiatura della fiction. Nel corso delle puntate entrambi lasciano intuire aspetti della loro personalità a volte confermati e altre stravolti da quello che accade successivamente.

Si può parlare di tutto se si sa come farlo

Come dicevamo la trama investigativa è il gancio con cui si cattura l’attenzione dello spettatore. I contenuti della serie sono molto altro. Alcuni dei temi affrontati sono delicati e spesso sottaciuti. La reale pericolosità dei social network, la crudeltà dei rapporti tra gli adolescenti, la loro sessualità, le relazioni familiari, le lacune del sistema scolastico, il controverso rapporto tra le forze dell’ordine e i cittadini, la salute mentale. Tutti questi argomenti non vengono mai toccati con intento moralistico o di denuncia e neppure in modo didascalico. Vengono mostrati e utilizzati nello sviluppo del racconto come fattori della realtà e giudicati sempre da più punti di vista. Anche in questo senso sarebbe interessante vedere che risposta potrebbe ottenere un prodotto come Adolescence su RaiUno. Credo che potrebbe diventare un caso come in passato è accaduto con Diario di un Maestro. Sono passati 50 anni certo, perché possa succedere oggi sarebbe necessario che chi deve scegliere i prodotti da programmare sulle reti Rai possedesse una certa competenza e cultura nello specifico. Ho come l’impressione che sia persino inutile parlarne.