Blitz della Dia, le intercettazioni: “A Roma la politica è mafia”

Le intercettazioni della Dia

Parlavano, parlavano tanto gli indagati. E lo facevano con la tranquillità di non esser intercettati. Purtroppo per loro, però, la Dia aveva messo cimici ovunque: nelle case, nelle auto, nei locali che frequentavano e nelle zone dove si incontravano. Tante ambientali che hanno portato a captare numerose conversazioni ritenute genuine dagli inquirenti. Una in particolare racchiude quello che accade a Roma da anni: il legame tra clan e politica.

Roma Capitale del riciclaggio, blitz antimafia all’alba: 18 arresti, sequestrati 131 milioni

“So tutti corrotti”

“Perché la politica là è la mafia… là se vai a Roma politici onorevoli tutti corrotti… perché è proprio la politica di Roma che è così…”. Così parlava uno degli indagati nella maxi indagine della Dia e della Dda di Roma che ha portato a 18 misure, 16 in carcere e due agli arresti domiciliari, e a sequestri per oltre 130 milioni di euro. Tra gli arrestati anche il figlio del boss Michele Senese, Vincenzo, e dell’ex storico componente della Banda della Magliana Enrico Nicoletti, Antonio. Colpito da misura anche Roberto Macori, legato alla “destra eversiva romana, all’ombra di Massimo Carminati, e divenuto prima l’alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese”. 

Sistema capitolino

Un’intercettazione riportata nell’ordinanza del gip di Roma che sottolinea come questa sintetizzi “in maniera esaustiva l’essenza del sistema capitolino”. Le accuse contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni sono di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa, finalizzata a commettere reati di estorsione, usura, armi, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti, aggravati dalla finalità di aver agevoltato i clan. 

Anche la moglie dell’ex calciatore nei guai

Tra le persone indagate anche una figlia di Anna Betz nota come Lady Petrolio e già coinvolta in altre indagini, e l’ex calciatore Giorgio Bresciani. Un “sistema amalgamatosi nel tempo” degli interessi delle “associazioni di tipo mafioso che si muovono nell’area metropolitana capitolina. Roma storicamente rappresenta il punto di contatto tra imprenditori a, politica e mafie”, scrive il gip. Un altro indagato sempre intercettato diceva “… a Roma faccio proprio la carne di porco, faccio proprio lo schifo … ricorda quello che ti dico io… a Roma faccio proprio schifo… mentre qui ho dovuto mettere le pedine, li già sono pronti … ho avuto le licenze in 21 giorni su una società nuova…”.