Brindisi si difende sull’intervista a Lavrov: “Certi politici italiani pongono più limiti del ministro russo”

Giuseppe Brindisi si difende sulla sua intervista al ministro degli Esteri russo, Lavrov e va al contrattacco. «Io non devo mettermi l’elmetto – dice il giornalista di Rete 4 al quotidiano Il Dubbio – Io devo portare a casa le notizie. Quando uno dice qualcosa che non va e mi interessa farglielo notare, lo sottolineo, come ho fatto per Bucha e a proposito del tema della denazificazione dell’Ucraina. Proprio da quelle mie interlocuzioni sono arrivate le notizie sulle quali si discute di più. Tenuto conto delle difficoltà della traduzione, io credo di aver fatto il mio mestiere, che consiste nel portare le notizie e non dichiarare guerra alla Russia».
Brindisi chiarisce come è stata concordata l’intervista con Lavrov. «Abbiamo avuto soltanto due richieste. La prima, e le assicuro che per intervistare politici molto meno importanti spesso abbiamo molte richieste irricevibili, è stata quella di avere dei main topics. Abbiamo sottoposto gli argomenti principali sui quali abbiamo avuto la facoltà di spaziare come volevamo, senza nessuna limitazione. Una richiesta specifica, poi, ha riguardato l’editing. Ci hanno chiesto da Mosca di non toccare in alcun modo quella che sarebbe stata l’intervista finale. Noi abbiamo chiesto la diretta, Lavrov per la domenica aveva impegni e abbiamo trovato un accordo su una diretta registrata. L’abbiamo registrata così come è stata fatta, senza che venisse toccata ed è stata trasmessa integralmente.

«In quaranta minuti – dice il conduttore di Zona Bianca – di fronte ad un interlocutore che fornisce lunghe risposte, non hai la possibilità di intervenire come vorresti. Molti, quando mi criticano, tirano fuori il paragone dell’intervista sulla Cnn di Christiane Amanpour a Peskov, dove la prima si è arrabbiata con il suo intervistato. Ognuno ha il suo stile».