Bruciamo tutto, gli attivisti nella sede Rai di Viale Mazzini: la protesta contro i femminicidi
Ancora un ‘blitz’ degli attivisti di ‘Bruciamo tutto’. Questa volta l’azione di protesta si è svolta a Roma, intorno alle 10.30, e ha avuto come ‘sfondo’ la sede della Rai in viale Giuseppe Mazzini. Chi protesta lo fa contro i femminicidi e quella che per loro è la cattiva informazione. Da quando è morta Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex fidanzato, altre donne hanno perso la vita per mano di chi diceva tanto di amarle. E di chi, invece, le ha pugnalate, gettate come rifiuti, massacrate.
Il blitz degli attivisti di Bruciamo Tutto nella sede Rai
Gli attivisti, sui social, hanno annunciato la loro protesta ‘non violenta’. E così si sono presentati davanti alla Rai. Hanno gettato la vernice rossa sulle vetrate dell’ingresso principale, sul pavimento. Poi hanno lasciato diverse bambole a terra, simbolo delle vittime di femminicidio. Tra striscioni, pupazzi e articoli vari che ricordano le donne uccise.
Chi protesta urla a gran voce contro i media, inclusa la Rai. Secondo loro, infatti, i giornalisti non sono in grado di fare informazione e trattano i femminicidi quasi in modo superficiale, senza prestare la giusta importanza. E la giusta attenzione. “Non si raccontano le loro storie, non si cerca di umanizzare e di rendere conto del conto di quello che dovrebbe fare il giornalismo, di dare un occhio critico per comprendere la nostra società” – hanno spiegato. E poi hanno ribadito: “Perchè il giornalismo spesso fallisce nell’identificare nel patriarcato l’origine dei femminicidi?”.
Cinque attivisti sono stati fermati e accompagnati negli uffici del Commissariato Prati.
(Foto dal profilo Instagram di Bruciamo Tutto)
Un’altra azione di protesta pochi giorni fa
Pochi giorni fa un altro blitz sempre di Bruciamo tutto. Diversi attivisti, infatti, avevano bloccato la viabilità su Corso Vittorio Emanuele II, fermando il traffico in uno dei punti nevralgici della Capitale. Bruciamo tutto è un movimento di liberazione dal sistema patriarcale, “nato dalla rabbia viscerale”. Rabbia nata dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023.
E quella di oggi, probabilmente, non sarà l’ultima protesta. Contro la violenza sulle donne.