Calciatori, si tagliano gli stipendi per superare la crisi?
L’economia e’ stretta nella morsa del coronavirus, e anche il mondo del calcio deve fare i conti con la pandemia. La piramide dorata del pallone che sembrava così distante dalla vita reale di tutti noi si sta sgretolando. Sotto i colpi sempre più forti della pandemia globale che sta mettendo il pianeta sottosopra. Ovviamente anche nel calcio è tutto fermo, forse con un po’ di ritardo. Fino all’ultimo infatti laUEFA ha cercato di mantenere in piedi calendari, coppe europee e campionati. Ma poi la bomba del virus è esplosa così forte che anche i vertici mondiali del pallone hanno dovuto prenderne atto. Ora con le squadre ferme e molti calciatori stranieri letteralmente fuggiti dall’Italia, resta il nodo degli stipendi. Che i club devono comunque garantire ai propri tesserati. Senza incassi al botteghino e con il problema diritti televisivi da risolvere. Un bel pasticcio insomma, e la riduzione degli stipendi non è più un tabù.
Arriva il taglio degli stipendi per i calciatori?
In un momento di crisi planetaria e di emergenza globale il taglio degli stipendi a carico dei calciatori non è più un tabù. I club sono in grande difficoltà economica, con campionati e coppe ferme e senza incassi. Chissà per quanto tempo ancora. E pagano stipendi miliardari a giocatori che non possono scendere in campo. In molto casi, che sono anche scappati dall’Italia. Per carità li capiamo, chi può è tornato nel suo Paese. Ma considerato quello che guadagnano pensare a una riduzione non sarebbe uno scandalo.
Per Gravina il taglio stipendi non è tabù’. Il silenzio di Tommasi
Per il presidente della Federcalcio Gravina il taglio degli stipendi dei calciatori non è tabù. In Francia già si sta facendo, applicando una norma di quella legislazione che consente di ridurre del trenta per cento i guadagni, quando per cause eccezionali non si lavora. In Germania, spontaneamente i giocatori di alcuni club si sono congelati lo stipendio. Difficile che questo possa accadere anche in Italia, pensiamo. Anche se non sono mancati dal mondo del calcio segnali di solidarietà bellissimi. Pensiamo solo per Roma e Lazio le donazioni fatte da Florenzi allo Spallanzani e il sangue dato da Acerbi e De Rossi. Ma dal sindacato dei calciatori non si è sentita nemmeno una parola su questa ipotesi. Strano, conoscendo la sensibilità del presidente Damiano Tommasi. E qualcuno inizia a pensare che non abbia la maggioranza richiesta per prendere la decisione. Sarebbe brutto, e sarebbe grave.
Cosa cambierebbe per la Roma
Tra i due club capitolini è certamente la Roma ad avere il bilancio più in sofferenza. E gli stipendi pesano tantissimo sul conto totale. Oltre 160 milioni di euro all’anno nell’epoca Monchi, ridotti a 84 da Petrachi. Comunque sempre tanta roba. Ragionando con la calcolatrice alla mano, l’auto riduzione di un terzo degli stipendi al netto dei premi e altri trattamenti accessori farebbe risparmiare alla Roma oltre 4 milioni al mese. Cioè circa 16 da qui alla fine di giugno. Che per una società quotata in borsa non è poco. Certo, per agire serve un input dei vertici del calcio italiano. E l’ok del sindacato dei calciatori. Ma visti gli stipendi di cui parliamo, il sacrificio di cui discutiamo appare tutto tranne impossibile. E potrebbe aiutare tante squadre ad evitare un prematuro fallimento.
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