Caos a Casal del Marmo, detenuti appiccano incendi per far uscire dalle celle alcuni nomadi

casal del marmo (2)
Contenuti dell'articolo

Cinque detenuti di origine araba hanno appiccato incendi in tre celle nel reparto maggiorenni con l’intento di provocare una rissa con detenuti di origine rom. L’intervento tempestivo della polizia penitenziaria e dei Vigili del fuoco ha evitato il peggio. Nel reparto femminile, due detenute hanno causato principi di incendio e mostrato atteggiamenti aggressivi, utilizzando rudimentali armi contro il personale. Durante le operazioni di controllo, un telefono è stato trovato in possesso di un detenuto italiano, evidenziando la difficoltà di garantire la sicurezza interna e il rispetto delle regole.

Episodi violenti ed inquietanti

Una serie di episodi “violenti ed inquietanti” avvenuti nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma, a testimonianza di una palese e costante tensione che da tempo ormai caratterizza le carceri minorili e di quella di Roma in particolare. La situazione evidenzia una tensione crescente all’interno delle strutture detentive per minori in Italia. Gli episodi di violenza e disordine, come incendi dolosi e l’uso di strumenti non autorizzati come i telefoni cellulari, riflettono problemi strutturali e organizzativi che richiedono interventi urgenti e mirati.

Trovato e sequestrato un telefono in cella

“Oggi invece – denuncia il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, per voce del segretario del Lazio Maurizio Somma – è stato trovato e sequestrato un telefono in cella ad un detenuto italiano maggiorenne”. Per questo, “il Sappe si congratula con il personale e sollecita la direzione per un riconoscimento premiale per la professionalità dimostrata, ancora una volta, nonostante il personale in servizio presso il penitenziario minorile di Roma è sotto organico, ha intensificato la propria attività di tutela all’ordine ed alla sicurezza dell’Ipm; quindi, è doveroso un ringraziamento a tutte le unità in servizio presso le varie unità operative per il sacrificio quotidiano al servizio della Nazione”.

Il fallimento del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità: il Dgmc è nato per rispondere all’esigenza legittima di interventi specifici nella cosiddetta esecuzione penale esterna – aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe – Tanto che diversi anni fa le competenze degli Uepe sono passati al Dgmc nell’ottica di una specializzazione di tale dipartimento nell’intervento sulle misure alternative. Per assolvere ai suoi compiti e attivare interventi di natura preventiva nel settore del disagio minorile, il Dgmc prevedeva servizi innovativi quali i Centri di Prima Accoglienza e i Centri Diurni Polifunzionali”.

Sovraffollamento e sottorganico

La struttura è sottodimensionata rispetto al personale necessario, e ciò aggrava la gestione quotidiana. Il carcere minorile, originariamente pensato per giovani fino a 18 anni, oggi ospita anche giovani adulti fino a 25 anni, aumentando il carico gestionale. L’aumento di episodi violenti e le difficoltà di convivenza tra diverse etnie sono aggravati dalla mancanza di spazi adeguati e risorse. La presenza di telefoni cellulari e armi rudimentali dimostra che il controllo interno è insufficiente. Il carico lavorativo del personale penitenziario è sproporzionato rispetto alle risorse disponibili, nonostante l’impegno quotidiano dimostrato.

Cpa soppressi, Sappe chiede apertura

“Qualche anno fa, tuttavia, alcuni Cpa sono stati soppressi o annessi e oggi ci si rende conto dell’errore di una simile determinazione, che noi come Sappe abbiamo osteggiato fino all’ultimo, giacché se ne richiede a gran voce la loro riapertura. Tutto ciò ha provocato come conseguenza quella della creazione di un clone del Dap con la gran massa di energie impegnate nel controllo di 500 minori detenuti confermando il carcere dei giovani adulti fino al compimento del 25mo anno di età, questa è una delle ragioni principali dell’attuale ingovernabilità delle carceri minorili. Inoltre, qualche settimana fa, la bozza di Decreto del Ministro della Giustizia ha soppresso molti Centri Diurni Polifunzionali, unico presidio, in parecchie realtà, di intervento sul malessere giovanile”.

Sappe chiede provvedimenti al Ministero della Giustizia

“Peraltro – aggiunge il leader Sappe – da qualche tempo, si sente parlare della riapertura delle comunità chiuse, non molto tempo fa, perché esageratamente onerose, totalmente fuori controllo e affidate, non al Corpo di Polizia Penitenziaria ma a privati in convenzione con specifici e costosi contratti. Se non si tiene nel debito conto la professionalità dei Baschi azzurri nessun servizio e nessuna sperimentazione potrà avere la benché minima possibilità di successo! In più, l’aver distolto energie per fare quello che il Dgmc non è in grado di fare, ossia gestire strutture detentive con modalità che non tengono conto del modificarsi dei minori detenuti, ha distolto energie e risorse all’area extramoenia”. “Il che è, per noi – conclude Capece – concausa del sovraffollamento carcerario e per questo torna a chiedere provvedimenti al Ministero della Giustizia“.