Caos carceri: a Civitavecchia detenuto straniero dà fuoco alla cella. Perché non li rimpatriano?

carcere civitavecchia (2)

Sembra davvero non esserci pace per il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri laziali. Ultimo grave episodio, accaduto ieri, nel carcere di Civitavecchia, sul quale ricostruisce gli eventi accaduti Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Ieri pomeriggio, un detenuto extracomunitario ha dato fuoco alla cella dove era ristretto presso il Reparto prima accoglienza. La Sezione accoglienza è un reparto dove vengo messi i detenuti quando vengono arrestati, e sono messi lì in quarantena. A seguito del folle incendio, gli agenti di Polizia Penitenziaria hanno dovuto far uscire tutti i detenuti e portarli in salvo perché la Sezione era piena di fumo. Tre poliziotti sono stati intossicati e si è reso necessario accompagnarli al Pronto soccorso per intossicazione.

Extracomunitario dà fuoco alla sua cella, creando gravi problemi

Il tutto è avvenuto con un numero fortemente ridotto di agenti per la nota carenza del personale. La situazione è grave particolarmente nel Lazio. Non si placano le aggressioni, il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dalla situazione e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, oggi senza un dirigente generale titolare, si contraddistingue per l’assenza di provvedimenti a tutela della incolumità fisica dei nostri poliziotti. Basta”. Da parte sua Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza e solidarietà al poliziotto ferito. Con parole di apprezzamento per il personale che lavora a Civitavecchia. “Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria in servizio a Civitavecchia lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento.

Fallimento per la politica di espulsioni dall’Italia

Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante”. Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia. Sono state solamente 456 nel 2021. “Da tempo il Sappe denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è il protagonista del grave evento critico accaduto a Civitavecchia. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri da noi. Da una percentuale del 15% negli anni ’90 sono passati a essere 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo dice il Sappe, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia”.

I Paesi di origine non vogliono il rientro dei loro detenuti

“Il dato oggettivo – prosegue – è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456. Precisamente 165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi. Questo decreta il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia). E sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali. E soprattutto con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”.