Capitano Ultimo si toglie la maschera: dopo 31 anni scopre il volto l’uomo che catturò Riina

Ha tolto la maschera dopo 31 anni. Sergio De Caprio, meglio noto al mondo come Capitano Ultimo, l’uomo che ha catturato Totò Riina in via Bernini a Palermo, ha deciso di svelare il suo volto in pubblico. E lo ha fatto a Roma, al teatro Quirino. “Dopo 31 anni mi scopro il volto”. Così Capitano Ultimo che al teatro Quirino di Roma ha mostrato il suo viso, per affrontare la campagna elettorale per le Europee del prossimo giugno come candidato di “Libertà”, la lista creata da Cateno De Luca.

Il Capitano Ultimo

“Oggi – ha detto, tra gli applausi della folla – dopo 31 anni, tolgo la protezione al mio volto, la mia ultima difesa dalla mafia, perché a viso aperto voglio continuare a servire il popolo italiano con lo stesso coraggio, con la stessa umiltà, con lo stesso amore che ho avuto da carabiniere. Lo faccio e lo farò con Cateno De Luca nel Fronte della Libertà, lontano dai partiti dei padroni di sempre e di tutto, fianco a fianco con la gente per costruire l’Europa delle città, degli ecosistemi, dell’energia rinnovabile, dei cittadini e dei loro sindaci che si autodeterminano per costruire, insieme, l’unica politica possibile, la politica del bene comune. Sì, lo faremo insieme e non c’è cosa più grande, per me”.

la sua storia

Sergio De Caprio, detto Capitano Ultimo, è il generale noto soprattutto per l’arresto di Totò Riina. Dal 1993 non aveva mai tolto il passamontagna. È nato a Montevarchi, in provincia di Arezzo, nel 1961. Nel 1985, a 24 anni, arresta i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano. Dalla Sicilia viene poi trasferito a Milano, dove diventa capo del Ros (Raggruppamento operativo speciale) dei carabinieri. Qui fonda Crimor, un’unità militare combattente attiva a Palermo dal 1992 al 1997, quando viene sciolta. La sua fama è legata soprattutto all’arresto del boss mafioso Totò Riina. Proprio questa operazione, però, lo porta ad essere accusato di favoreggiamento a Cosa Nostra insieme al generale Mario Mori, uno dei fondatori del Ros. I due vengono rinviati a giudizio per aver omesso di informare la Procura che il servizio di osservazione alla casa di del boss era stato sospeso, provocando così, secondo la tesi dell’accusa, un ritardo nella perquisizione del covo. Nel 2006 Ultimo e Mori vengono prosciolti.