Capocotta, i chioschi ‘non esitono’: impugnata l’assegnazione, addio stagione estiva
Addio alla stagione estiva nei chioschi di Capocotta. Perché? Non esistono. È quello che ha scoperto il Comune di Roma dopo l’esposto presentato da LaBur, Laboratorio Urbanistico all’Autorità garante della concorrenza e del mercato Agcom.
A spiegare come stanno le cose Paula Filipe De Jesus di LaBur, la quale sottolinea come “a livello di inventariazione non esista nessun bene corrispondente ai tre chioschi in questione”. A seguito di questo, il bando è stato impugnato da LabUr per presunta turbativa d’asta.
Bandi scritti sulla conoscenza del litorale?
Adesso quindi è tutto bloccato. Dopo l’esposto e l’impugnazione, LabUr è stata chiamata a discuterne con il responsabile di procedimento. E ora sono in corso gli accertamenti finalizzati all’aggiudicazione definitiva dei chioschi. Ma i bandi non erano stati scritti in base alla corretta conoscenza del litorale?
Paula Filipe De Jesus ironizza così: “È stato in particolare l’assessore Tobia ZEVI, Assessore al Patrimonio capitolino, ad interpretare la nota dell’Antitrust come un riconoscimento del nuovo percorso avviato da mesi dopo la restituzione delle deleghe sul Demanio Marittimo al Dipartimento Patrimonio da parte del Municipio Roma X. Per Zevi, si starebbe procedendo “all’insegna della buona amministrazione, della trasparenza e della legalità” mediante bandi scritti “sulla base di una conoscenza reale di ciò che esiste sul litorale”.
Peccato solo che ciò non valga per i 2,3km di Capocotta il cui recente bando per l’affidamento dei chioschi è stato impugnato da LabUr-Laboratorio di Urbanistica per presunta turbativa d’asta, esposto a seguito del quale LabUr è stata chiamata a discuterne con il responsabile di procedimento, motivo per cui sono in essere gli accertamenti finalizzati all’aggiudicazione definitiva dei chioschi (ad oggi, nessuna convenzione è stata infatti firmata)”.
La nota ufficiale
Che non esista nessun bene corrispondente ai tre chioschi è ufficializzato dalla nota n. prot. QC/2024/0037092 del 03/07/2024 del Dipartimento Patrimonio. “Come può dunque il Comune di Roma affidare tre chioschi non inventariati, non accatastati e senza titolo edilizio applicando la “buona amministrazione, trasparenza e legalità” sbandierata dall’Assessore Zevi? Due pesi e due misure che non sembrano rivolgersi ad un interesse collettivo, ma piuttosto ad avvalersi di una esagerata discrezionalità amministrativa considerata fuori legge”, commenta il LaBur.
E il Labur vede cose strano anche quando si parla di PUA (Piano Utilizzazione Arenili) in merito ai chioschi di Capocotta. “Si dimentica che Capocotta non ha nulla di turistico (in quanto ricade nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano) e che i chioschi non insistono sul demanio marittimo. Insomma, se qualcosa c’è di turistico fai-da-te è l’improvvisazione amministrativa del Comune, altrimenti dovremmo pensare che ci sia dolo”. Ma se il Comune improvvisa, il LaBur no, fa sul serio. E va avanti, portando tutto anche all’AGCOM.