Captured house. 50 artisti ucraini documentano la guerra

Dal 10 giugno al 16 giugno 2022, il WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio nel quartiere Trastevere, gestito dalla società in house LAZIOcrea,ospita  THE CAPTURED HOUSE. 200 opere di artisti ucraini contemporanei che documentano la guerra in Ucraina. E incoraggiano il pubblico internazionale a parlare dell’Europa come della “nostra casa comune”.

l titolo della mostra  vuole ricordare quel senso di costrizione alla fuga che sta vivendo il popolo ucraino. Ed è preso in prestito dal libro  Julio Cortázar, Casa Tomada, il cui protagonista è costretto a fuggire dalla propria casa invasa da una forza sconosciuta e da un male incommensurabile.

Con oltre 200 opere tra  pittura e grafica, fotografie, sculture e installazioni THE CAPTURED HOUSE è l‘interpretazione  artistica  di 50 autori  ucraini contemporanei. Che  raccontano la catastrofe, la fuga e lo smarrimento attraverso i loro lavori, con i quali hanno documentato in tempo reale la guerra in Ucraina.

L’esposizione è promossa dalla Regione Lazio e organizzata dall’Agenzia PORT di Kyev con il supporto del Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, del Ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione dell’Ucraina e vede il coinvolgimento dell’Agenzia Statale dell’Ucraina per l’Arte e l’Educazione Artistica.

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Le opere degli artisti ucraini testimoniano il dramma della guerra, l’orrore e la fuga

Alevtina Kakhidze, Vlada Ralko, Dariia Koltsova, Mikhail Ray, Kinder Album, Evgeniy  Maloletka, Maks Levin,  Gamlet Zinkivskyi, Ihor Husev, Masha Shubina, Zolotar (Oleksiі Zolotariov), Stas Zhalobniuk, Volodymyr Budnikov sono solo alcuni dei nomi presenti in mostra.

Dopo l’attacco della russia, molti di questi artisti sono rimasti a lavorare nelle città di Kyiv, Kharkiv, Cherson e Donetsk. E le loro opere esposte oggi a Roma hanno visto la luce durante l’invasione. Alcuni di loro hanno soggiornato nelle aree critiche del conflitto e hanno iniziato a lavorare immediatamente, mentre altri sono rimasti immobili di fronte alla catastrofe umanitaria. Finché non si sono messi al sicuro, sentendo solo allora il bisogno di parlare della guerra, delle loro storie e di quelle degli altri.