Carceri, 50mila euro dalla Regione per percorsi formativi agli agenti di polizia penitenziaria

Roma, il carcere di Regina Coeli, foto generica

Avviare un dialogo con i sindacati della Polizia penitenziaria per affrontare la difficile situazione all’interno delle carceri e migliorare le condizioni lavorative degli agenti. E’ l’obiettivo che si è fissata l’assessore al Personale, alla Sicurezza urbana, alla Polizia locale, agli Enti locali e all’Università della Regione Lazio, Luisa Regimenti, dopo l’incontro svoltosi in Regione per trovare misure di sostegno per gli agenti, che spesso devono affrontare situazioni estremamente critiche, come rivolte, aggressioni e violenze, a rischio della loro stessa incolumità.

50 mila euro per l’avvio di percorsi formativi

Tra le principali iniziative proposte c’è l’investimento di 50 mila euro per l’avvio di percorsi formativi volti a fornire agli agenti strumenti utili per la gestione dell’attuale contesto carcerario, caratterizzato da nuove sfide. Si prevede anche la creazione di programmi di recupero per coloro che hanno subito violenze o sono in condizioni di stress elevato. Altri corsi riguarderanno la gestione delle situazioni a rischio, tecniche di comunicazione empatica e de-escalation, tutte finalizzate a ridurre lo stress psicologico e fisico che deriva dal lavoro in ambienti così difficili.

Percorsi di recupero per gli agenti che hanno subito violenze

«Con i rappresentanti sindacali abbiamo concordato di concentrarci in particolare sulla formazione – ha commentato Regimenti – abbiamo a disposizione 50mila euro per l’avvio di percorsi professionalizzanti per gli agenti di polizia penitenziaria volti a fornire nuovi strumenti che consentano di gestire l’attuale platea di detenuti, oggi mutata rispetto agli anni passati. Tra le possibilità su cui si è registrato ampio consenso, la creazione di percorsi di recupero per gli agenti che hanno subito violenze o in situazione di forte stress. Ma anche l’avvio di corsi di formazione specifici per acquisire competenze nella gestione di situazioni a rischio e per l’apprendimento delle tecniche di ascolto e comunicazione empatica, gestione del conflitto e tecniche di de-escalation. Si tratta di un ulteriore supporto agli agenti che all’interno degli istituti penitenziari respirano il contagio emotivo della sofferenza, delle aggressioni, della violenza che sono causa principale di stress psicologico e fisico»