Casa degli orrori ad Ardea, non solo Maricetta Tirrito: ora il processo a Silvana Di Lorenzo, si cercano i 380 mila euro spariti a un anziano

Casa degli orrori via Isernia ad Ardea

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Casa degli orrori ad Ardea, la sentenza della Corte d’Assise ha condannato Maricetta Tirrito a otto anni, ma la vicenda giudiziaria è tutt’altro che conclusa. Il risarcimento del danno e la questione economica dovranno passare per il tribunale civile, e un appello da parte della Tirrito sembra quasi certo. Solo dopo il definitivo verdetto penale si potrà procedere con l’azione civile. E ora i fari vengono puntati su un’altra protagonista, Silvana Di Lorenzo, la cui posizione era stata stralciata dal processo di Frosinone.

A spiegare l’ulteriore passaggio è Mario Mariani, l’avvocato della famiglia di Vincenzo Pica, l’anziano di 86 anni morto in circostanze sospette nel giugno del 2022. E al quale, in circostanze ancora più sospette, è stato svuotato il conto bancario – contenente 380 mila euro – e sottratta una villetta al centro di San Benedetto del Tronto, rinomata località turistica in provincia di Ascoli. E ora i parenti dell’uomo attendono il processo, che inizierà ad aprile a Roma, che vede imputata proprio Silvana Di Lorenzo, accusata di circonvenzione di incapace.

“Per quanto riguarda la Tirrito, la sentenza della Corte d’Assise ha stabilito che, per il risarcimento e quindi tutto l’aspetto economico, venga demandato a un giudice civile per l’esatta quantificazione e liquidazione del danno. L’azione civile potenzialmente verrà iniziata all’esito del penale, quindi innanzi tutto aspettiamo le motivazioni della Corte d’Assise. Qualora ci fosse l’appello (quindi l’impugnazione della sentenza da parte della signora Maricetta Tirrito), una volta definito anche questo partiremo con l’azione civile”, spiega il legale.

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Da San Benedetto ad Ardea: il trasferimento sospetto

Per capire come Vincenzo Pica sia finito nella famigerata cohousing di via Isernia ad Ardea, bisogna tornare indietro. L’uomo aveva un fratello, la cui seconda moglie era proprio Silvana Di Lorenzo. Lei ha due sorelle e un fratello che vivono in provincia di Roma, e una di loro viene “ospitata” nella struttura gestita dalla Tirrito, così come il fratello Michele. Quest’ultimo muore in circostanze che il figlio di Michele, Gilberto, definisce ancora oggi “sospette”.

Ma il vero punto di collegamento è proprio Silvana Di Lorenzo, che secondo gli inquirenti sarebbe stata il primo anello della catena. Sarebbe stata lei a iniziare a effettuare operazioni sui conti di Vincenzo Pica, fino a quando, con la nomina di un amministratore di sostegno, la situazione non è diventata più rischiosa. A quel punto sarebbe intervenuta Maricetta Tirrito, prendendo il controllo della situazione.

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Le operazioni bancarie sospette e il testamento contestato

L’accusa principale è circonvenzione di incapace, un reato che gli inquirenti hanno ricostruito analizzando i dati bancari e le chat trovate nel cellulare sequestrato alla Tirrito. Dopo aver trasferito Pica nel settembre del 2021 da San Benedetto del Tronto ad Ardea, lo avrebbero isolato, impedendogli di comunicare con familiari, amici, medico e persino il direttore di banca. Il passo successivo sarebbe stato quello di ottenere una procura generale e cominciare ad operare sui suoi conti.

Vincenzo Pica era noto per essere un uomo parsimonioso: prelevava mensilmente al massimo 500 o 1.000 euro per le sue spese, lasciando il resto depositato. Ma, nel giro di nove mesi, il suo conto è stato svuotato, con prelievi e movimenti per un totale di 380.000 euro. Una situazione che ha insospettito il direttore della filiale di San Benedetto, dando il via ai primi accertamenti.

E poi c’è la questione della casa. Sarebbero stati emessi assegni dal conto di Pica a favore di due sorelle di Silvana Di Lorenzo100.000 euro, suddivisi in quattro assegni da 25.000 euro l’uno. Di quei soldi, 50.000 euro sarebbero andati a Silvana Di Lorenzo, che poi li avrebbe restituiti in parte sul conto di Pica, indicando come causale “acquisto casa”. Secondo il Pm Ambrogio Cassiani, l’obiettivo sarebbe stato duplice: prendere i soldi e accaparrarsi anche l’abitazione dell’anziano.

Le chat incriminate

Le chat ritrovate sul cellulare della Tirrito hanno svelato molto. In alcune conversazioni con il suo legale dell’epoca, si sarebbe discusso della redazione di un preliminare di acquisto per la nuda proprietà della villetta di Pica, una villetta cielo-terra al centro di San Benetto del Tronto e quindi di grande valore.

Le indagini sul caso sono state complesse e hanno coinvolto sia la Procura di Velletri che quella di Roma, inizialmente con due filoni separati. Pica è entrato nell’inchiesta quando, analizzando il telefono sequestrato alla Tirrito, sono emersi i suoi rapporti con Silvana Di Lorenzo. Da lì, gli investigatori hanno ricostruito la vicenda tramite accertamenti bancari e testimonianze.

Una morte ancora avvolta nel mistero

La condizione di Vincenzo Pica nella struttura di Ardea è rapidamente peggiorata. Ad aprile del 2022 il suo stato di salute si è aggravato, è stato ricoverato al Sant’Anna, e a giugno è morto. I dubbi della famiglia sono ancora tanti. La ferita non si è chiusa, e i familiari di Vincenzo Pica vogliono ancora giustizia. Oltre a capire che fine abbiano fatto i soldi, chiedono di fare chiarezza sull’ultimo testamento, un documento che per chi conosceva bene l’anziano lascia troppi interrogativi aperti.